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Ierobotanica rituale e fitonimie sacre greco-italiche
res” (Eclog., II), l’irripetibile ed ineguagliabile archeologo Giaco-
mo Boni (Terra Mater), questo ci rimembra: “Le querce, i cipressi
ed i pini di nostra Terra Mater custodiscono quel luogo sacro alla
virtù, all’onore e alla reduce Fortuna: i lauri e i mirti di Valle
Murcia ripetono: la Dea Roma qui dorme”.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
(Ierobotanica rituale e fitonimie greco-italiche)
(1) Su cui M. Eliade, Trattato di Storia delle Religioni, Torino 1996,
pp. 275-276; A. Manzi, “Gli Alberi degli Dèi”, in I Luoghi degli
Dèi. Sacro e Natura nell Abruzzo italico, Catalogo (a c. di A. Cam-
panelli, A. Faustoferri), Pescara 1997, pp. 156-158, nonchè, De
Arbore (Catalogo della Mostra), Roma 1991.
(2) Il più antico giardino “sacro”, il primo kηπος mediterra-
neo identificato tramite scavi archeologici, sembra essere stato
quello di Kition a Cipro, la cui creazione rimanda al XIII sec.
a.C., su cui, V. Karageorghis, Kition. Mycenean and Phoenician
Discoveries in Cyprus, London, 1976, in part. pp. 54-57, 62-76, 82-
89. Cfr. poi C. Picard, Jardin sacrés, in “Revue archéologique”,
XII, 1938, pp. 245-247; G. Lugli, L arte dei giardini presso i Romani,
in “Bollettino dell’Associazione Archeologica Romana,” 1918,
pp. 27-80; Id., Giardini e Ville in Roma antica, in E. De Ruggiero,
Dizionario Epigrafico di Antichità Romane, vol. III, Roma 1919, pp.
993-1044.
(3) Su cui G. Serra, La Vermenagna ed il culto della Verbena, in
“Rivista di Studi Liguri”, XVII, 1951, pp. 117-131.
(4) Cfr., A. Coen, Corona etrusca, Viterbo 1999, ove s’individuano
diverse tipologie, iconografie e funzioni; cfr. in part. pp. 179-188
(ambito militare), pp. 188-197 (ambito cultuale), pp. 197-213
(ambito funerario). La stessa Saffo così dice: “le offerte di fiori
sono gradite agli Dèi che detestano tutti coloro che compaiono
dinnanzi a loro senza il capo cinto da una corona”. Cingere le
tempie pulsanti con ghirlande d’erbe o fiori, quali il mirto e le
rose, era un rimedio consigliato inoltre per dissolvere i fumi del-
l’ebrezza da vino.
(5) Su cui cfr. P. Poccetti, “Fata canit foliisque notas et nomina man-
dat. Scrittura e forme oracolari nell’Italia antica”, in Sibille e Lin-
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