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Ierobotanica rituale e fitonimie sacre greco-italiche


                  Plutone. I Corinzi inoltre, dal pino somigliante a Dioniso che
                  adoravano, ricavarono due sue immagini lignee. Proprio in un
                  pino viene trasformata la ninfa arborea Pitis (Nonno, Dion., II,
                  108, 118) ed un Pino sacro, ad ombrello (pino domestico, Pinus
                  pinea < i.e. PINI-) - il cui tronco era avvolto in bende di lana pur-
                  purea con ghirlande di viole, con cembali e timpani appesi ai
                  rami - rappresentava il cadavere del Dio morente della Vegeta-
                  zione, ossia l’Arbor intrat dei Misteri frigi, l’albero in cui si tra-
                  sformò Attis (Ovidio, Met., X, 103-105), ritenuto appunto il più
                  generoso tra gli alberi (Plin.,  N.H, XVI, 107) e portato da una
                  solenne processione di dendrophori sul Palatino; nella sua stessa
                  pigna gli orfici vi vedevano il cuore di Zagreo. A Roma il pino
                  era un albero sacro sia alla Dea Cibele che alla casta Diana. Pinus
                  pinea, originario del Mediterraneo occidentale, per alcuni stu-
                  diosi è stato introdotto e coltivato in Italia sin da età etrusca.
                  Altre querce sacre erano venerate ad Egina, discendente diretta
                  di quella dodonea, sui monti Eta e Liceo in Arcadia, a Platea in
                  Beozia ed in cima al Citerone (Paus., Perieg., IX, 3). Il frassino (i.e
                  OSINO- > fraxinus excelsior) diversamente, era sacro a Ποσειδων,
                  (da Ποτειδαν < ποτιζω = dar da bere; ιδα = monte boscoso): nel
                  suo arcaico culto oracolare a Delfi, pelasgico e pre-apollineo, si
                  profetizzava appunto tramite un interprete detto Πυpkον (Plut.,
                  Mor., 406), atto a divinare tramite il fulmine attratto proprio dal
                  frassino; la stessa lancia di Achille era costituita da questo legno
                  (Om.,  Il., XX, 277). La centralità e primazia del sacro frassino
                  Yggdrasill con le sue ninfe melie (μελια = frassino), nonchè l’e-
                  norme e misterioso albero venerato in prossimità del tempio dei
                  Senoni nella mitologia germanico-scandinava (Tac.,  Germ.,
                  XXXIX), attestano il protrarsi dell’importanza del singolo albero
                  quale albero cosmico, pilastro del Mondo, collegamento con gli
                  antenati, la veggenza ed il culto oracolare. Diversi altri alberi
                  poi, tra cui il sambuco, l’ontano, il nocciolo ed il melo erano
                  venerati presso gli antichi celti anche per le loro proprietà medi-
                  cinali (34). Lo stesso olivo, Olea europaea fù sacro alla Dea Aθηνα
                  che ne piantò il primo esemplare nella mitica contesa con Ποσει-
                  δων per il possesso dell’Attica. Quest’albero venne coltivato per-
                  lomeno fin dal II millennio a.C. nell’area mediterranea, con trac-
                  ce fossili che rimandano tuttavia al neolitico, e fu introdotto



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