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Ierobotanica rituale e fitonimie sacre greco-italiche


            epici medievali e del ruolo tutt’altro che secondario che la silva
            ed il bosco ebbero nella nascente letteratura italiana (28).


            Gli Alberi sacri e di culto: dendrofanie e cratofanie vegetali

            Seppur discussa e criticata, una presunta “dendrolatria”, dedot-
            ta anche dalla presenza di particolari alberi in determinati san-
            tuari, non può certo - come fatto notare (29) - far escludere l’esi-
            stenza di uno specifico culto e di una profonda devozione ritua-
            le anche verso il singolo albero, fin da epoca molto arcaica: un
            esempio per tutti, ovviamente, la farnia (Quercus robur), la famo-
            sa quercia sacra oracolare di Zeus a Dodona (Paus., Perieg., X, 12,
            10; Plat., Fedro, 244a) in Epiro. Quest’ultima è la medesima chia-
            mata aesculus/esculus (eschio), sacra a Giove ed a Marte, di Plinio
            e Virgilio: trattasi dell’attuale Quercus Farnetto (varietà virgiliana
            Tenore), tipica dell’Italia meridionale e dei Balcani. Enorme
            infatti il rilievo dato alla quercia dai vari popoli indo-europei, tra
            cui proprio gli Achei che la sostuirono simbolicamente al più
            antico faggio. La quercia oracolare di Dodona, per Erodoto (II,
            54-57) era coeva alla quercia oracolare egizia di Ammone custo-
            dita dai Garamanti. Quell’unico albero infatti, in molti casi era
            ciò che rimaneva di una selva ben più antica, il cui culto persi-
            steva e si perpetuava proprio attraverso l’ultimo ed unico esem-
            plare superstite (30). Il tema dell’albero sacro infatti, prima ancor
            dell’ospitalità ricevuta nella letteratura di età ellenistica, è
            ampiamente diffuso nelle religioni mediterranee preclassiche ed
            in particolare nella civiltà minoica-micenea. Nell’Egeo preelleni-
            co infatti era anche Rea, Dea della quercia, al centro del culto che
            si rendeva agli alberi nella Creta minoica, allora coperta di fore-
            ste: una cerimonia con sacrifici umani, rappresentata su anelli di
            Micene e Vaphio, prevedeva infatti lo sradicamento di un albero
            sacro cui era avvinta una donna, mentre un’altra donna china,
            piangeva la morte annua della vegetazione (31). Il culto della
            quercia-Zeus è stato poi un fenomeno antichissimo nei santuari
            del Mediterraneo con evidenti analogie presso Lituani, Slavi,
            Celti ed Italici. Presso questi ultimi infatti, la quercia divinizza-
            ta, Grabo, secondo la studiosa Martini, ha la capacità d’indivi-
            duare e determinare lo stesso Giove, noto appunto, nelle tavole


                                                            SILVÆ - Anno VI n. 13 - 281
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