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Ierobotanica rituale e fitonimie sacre greco-italiche
con il medesimo testo della lex Spoletina che allude appunto alla
inviolabilità del bosco sacro – “Honce loucom nequis violatod (I-II)”
– ed al divieto rigoroso di asportazione di alcunchè che appar-
tiene al bosco stesso – “quod louci siet (IV-V)” – ad eccezione del
giorno in cui sarà fatto il sacrificio annuo – “nesei quo die res
de(v)ina anua fiet (VI-VII)”. Altre epigrafi inoltre ci informano
anche sull’esistenza di sacerdozi specifici connessi ai boschi sacri
quali il Flamen lucularis (C.I.L, XI 5215 = I.L.S 2650), nonché il
Sacerdos trium lucorum (C.I.L, XI 1941 = I.L.S 6615): sono proba-
bilmente questi sacerdoti che, secondo Plinio (N.H., XVI, 249),
“[...] roborum eligunt lucos nec ulla sacra sine ea fronde conficiunt”.
Empietà e sacrilegi contro alberi e boschi sacri
L’ostilità e la denigrazione dell’apologetica giudaico-cristiana
verso quei “paesaggi boscosi d’alberi non fruttiferi, ritenuti ste-
rili e non produttivi” (Themistio, 237c, 10; Origène, In Jeremiam,
IV, 4, 42), nonché l’esplicito invito rivolto non solo alla distru-
zione dei Templi dei Gentili, ma alla stessa non meno aberrante
mutilazione dei boschi sacri (s. Cesario di Arles, Sermones LIII) –
è di quest’ultimo “sant’uomo” “l’Ammonitio ut fana destruantur”
ossia “arbores fanaticos incendere e aras diabolicas dissipare [...]”- ci
fanno capire che non si tratta di un “tema” di pura invenzione
poetico-letteraria, nè di una mera tradizione mitica ma, appun-
to, di esplicite direttive che, come ben arguito, “témoignat par la
meme de la diffusion importante de ce cadre cultuel” (25). Il lucus
Dea Diae infatti durò fino al 382 d.C., anno in cui gli empi e
superstiziosi paleocristiani, in forza della costituzione di Grazia-
no che interdiceva ogni nostro culto, poterono abbatterne tutti
gli alberi. Il Concilio di Arles infatti, come noto, nel 452 d.C. legi-
ferò contro l’adorazione di alberi, pietre e sorgenti ed i Concilii
di Tours nel 567 d.C. e di Nantes nel 568 d.C., contro coloro che
praticavano culti sacrificali in luoghi nascosti in fondo ai boschi
e contro gli alberi consacrati ai “demoni”. Così anche i Capitola-
ri di CarloMagno del 789 d.C. perseverano nel denunciare colo-
ro che praticano “superstizioni” (quali accensioni di candele)
vicino ad alberi, pietre e fonti. In Irlanda, tre dei cinque alberi
sacri a questo popolo, erano appunto frassini che furono abbat-
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