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Ierobotanica rituale e fitonimie sacre greco-italiche


            mancano nell’ager umbro-spoletino altre significative menzioni
            epigrafiche quali il lucus Bonae Deae (C.I.L, XI 4769 = ILS 3492)
            vicino ad Acquaiura, il lucus del Clitunno (Propert. II, 25-26), i
            luci Giovio e Coretio delle Tabule Iguvine (I b, 1-4; 5-7; VI b, 43,
            45), uno o più boschi sacri, Augusto/lucus/ sacer (C.I.L, XI 1922,
            1941) , presso Perugia (22).
            Nuove indagini archeologiche ed archeobotaniche hanno poi da
            poco riproposto una nuova ubicazione del celebre Annae pomife-
            rum nemus Perennae (Marziale, Epigr. IV, 64, 17), ossia di quella
            misteriosa divinità romana delle origini, festeggiata alle idi di
            Marzo, proprio in un bosco sacro (Ov., F. III, 523), finora creduto
            essere in via Flaminia ad lapidem primum (C.I.L XII, 311, 342). La
            presenza di un’ara con dedica Nymphis sacratis Annae Perennae
            (tre epigrafi) e la combinazione infatti di oltre 170 reperti lignei
            ed almeno 40 reperti carpologici (frutti e semi) provenienti dallo
            scavo del lacus, ossia di una fonte sacra della Dea in prossimità
            dell’attuale P.zza Euclide, ha permesso la ricostruzione del pae-
            saggio antico di questo singolare bosco sacro alle porte di Roma
            antica. La particolare fisionomia di questo nemus - già ritenuta
            più affine a quella dei frutteti sacri orientali che non a quella dei
            boschi sacri italici, distinti questi ultimi appunto da alberi non
            fruttiferi – si evidenzia infatti per la riscontrata presenza di abete
            bianco (Abies alba), castagno (Castanea sativa), frassino (Fraxinus),
            viburno (Viburnum), quercia/rovere (Quercus robur) cerro (Quer-
            cus cerris), leccio (Quercus ilex) e faggio (Fagus sylvatica), in legno
            lavorato e non, nonchè di acero (Acer), tiglio (Tilia), fico (Ficus
            carica), noce (Juglans regia), ligustro (Ligustrum vulgare), salice
            (Salix), sambuco (Sambucus nigra) ed edera (Hedera helix), in
            legno non lavorato, ed una percentuale ridotta invece di uva
            (Vitis vinifera), pesca, mandorle (Prunus persica e dulcis), nocciole
            (Corylus avellana), noce e pino domestico (Pinus pinea) - frutti e
            semi - mentre le analisi microanatomiche hanno permesso di
            escludere la presenza di pesco e mandorlo, ossia di quel pomife-
            rum nemus, dall’area di culto direttamente interessata dalla fonte
            sacra (23). Di straordinario rilievo cultuale poi furono sicura-
            mente il bosco sacro di Albunea – “delectabile nemus est, consecra-
            tum Albuneae nymphae, a qua et nomen accepit” (Ps. Acro, ad Hor. I,
            7, 12) - depositario di un celebre oracolo di Fauno – “oracula


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