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Ierobotanica rituale e fitonimie sacre greco-italiche


            Pal. VI, 35; 57; 96; 106; 110; 168; 221; 255; 262; 331) che in quelle
            artistiche. All’elenco - fin qui già abbastanza significativo per
            evincere uno specifico culto di singoli alberi sacri - c’è da aggiun-
            gere l’albero di Atedio Meliore nel suo giardino sul Celio, l’ar-
            caico mons Querquetulanus, ricco di querce, che fù indubbiamen-
            te un albero sacro per com’è descritto e celebrato mitologica-
            mente (Stazio, Silv. II, 3): la sua forma bizzarra infatti era dovu-
            ta al suo tronco che, incurvato fino a toccare il livello dell’acqua
            del laghetto sottostante, si raddrizzava e puntava sino al cielo,
            somigliante appunto al salice ripaiolo, spesso presente sulla
            sponda di fiumi e laghi. Nel nemus consacrato al Dio Fauno, in
            prossimità di una grotta, era poi noto un altro celebre faggio su
            cui furono letti, nel I sec. d.C., dei versi a carattere profetico,
            secondo il poeta Calpurnio Siculo: “Qui iuga, qui silvas tueor,
            satus Aethere Faunus/ haec populis ventura cano; iuvat arbore sacra/
            laeta patefactis incidere carmina fatis” (Egloga I, 43-45). Esisteva
            anche un altro faggio sacro e venerato, fino all’età di Plinio,
            accanto al celebre tempio di Juppiter Facutalis. Nella Creta pre-
            ellenica ci fù inoltre proprio un Dio-albero, per alcuni studiosi,
            presunto predecessore di Zeus; quest’ultimo poi, sull’Ida e sul
            Ditte veneratissimo, come noto, fu anche un Dio della quercia
            sacra e della vegetazione, giovane e mortale, la cui culla era
            appesa ad un salice davanti alla grotta sacra dell’Ida, ad ogni
            momento della commemorazione della sua nascita. Proprio
            all’interno di un platano a foglie perenni, a Gortina, Zeus si unì
            con Europa. Altri alberi oracolari erano poi presenti a Page, ove
            si consultava un pioppo nero (Populus nigra) sacro ad Era, e ad
            Egira in Acaia, dove c’era un altro pioppo nero sacro a Persefo-
            ne; a Roma invece quest’albero era sacro al Dio Sabazio, divinità
            della terra, i cui rami aspersi con acqua lustrale erano portati in
            processione nella sua festa. Lo stesso Eracle si cinge il capo con
            una corona di foglie di pioppo nero quando scese nell’Ade e,
            sempre in questa pianta, furono mutate le Eliadi, sorelle di
            Fetonte, una delle Esperidi e la mortale Leuce, per volere di Ade:
            una polarità antitetica, elisia, ebbe invece il pioppo bianco (Popu-
            lus alba) nella mitologia classica. Anche il Bosso (Buxus sempervi-
            rens), originario del Ponto Eusino, per il De Gubernatis, dal
            fogliame eterno e scuro, in Grecia antica era un arbusto sacro a


                                                            SILVÆ - Anno VI n. 13 - 285
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