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Ierobotanica rituale e fitonimie sacre greco-italiche
prima in Grecia da Eracle - piantato dal re dell’Attica Cecrope
verso il 1582 a.C. - poi in Italia - per alcuni studiosi probabil-
mente al tempo dei Tarquini - nel VI sec. circa, e divenne subito
oggetto di culto presso i Greci che ostracizzavano appunto
chiunque si permetteva di abbatterne anche un solo esemplare.
Celebre l’episodio degli Spartani che durante il saccheggio di
Atene, ne risparmiarono tutti gli alberi di olivo per sacro timore.
Ad Eleusi vi fu infatti una pianura di olivi ritenuta sacra, men-
zionata nello stesso Inno omerico a Demetra. Ad Olimpia un olea-
stro - relitto di un più antico boschetto di olivi, ivi piantato da
Eracle Dattilo (la cui clava era appunto d’olivo), donati loro dai
sacerdoti di Apollo – era oggetto di culto ancor ai tempi di Plinio
(N.H., XVI, 240); a Roma quest’albero era sacro sia a Giove che a
Minerva. Così anche il cipresso (Cupressus sempervirens), fù sem-
pre oggetto di venerazione da parte degli antichi popoli medi-
terranei, che lo impiegarono sia nei recinti funerari che nella sta-
tuaria: era sacro infatti a Dite, al Dio Plutone dei morti; secondo
Plinio (N.H., XVI, 139) poi, la specie fu probabilmente introdotta
poco prima dei tempi in cui visse Catone. L’albero di palma
(Phoenix dactylifera), simbolo della Vittoria e della gloria militare
nel mondo romano, detto anche Dea Palmaris, ebbe un simboli-
smo così vasto nell’antico mediterraneo che nella stessa architet-
tura egiziana, come noto, tutte le colonne sono state esemplate
sul modello di questo veneratissimo albero, sacro appunto alla
Dea Hator. Ad un germoglio di palma, sull’ara di Apollo a Delo
infatti, è paragonata Nausicaa dallo stupito e compiaciuto Ulis-
se (Om., Od., VI, 160-163), ed in forma di due palme - presagio di
futura grandezza - saranno visti in sogno dalla vestale Rea Silvia
i due divini gemelli (Ov., Fasti, III, 1). Il noce (Juglans regia) inve-
ce (nux iuglans > Iovis glans = ghianda di Giove, per alcuni eti-
mologisti), era sacro a Giove ed i suoi frutti erano considerati
nuziali (Plin., N.H., XV, 86; Serv., Schol., Bucol. VIII, 29); infatti lo
sposo spargeva noci durante le nuptiae. Tracce fossili di quest’al-
bero, sono state ritrovate da tempo vicino Ginevra, in depositi
dell’interglaciale Mindel-Riss: per alcuni studiosi proviene dal-
l’area compresa tra Mar Nero e Mar Caspio e, nell’età del bron-
zo, dovrebbe essere arrivato sia in Grecia che nelle Alpi, in Italia.
Nell’antica Grecia sembra fosse d’uso ai bambini di 9 anni, far
SILVÆ - Anno VI n. 13 - 287