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Ierobotanica rituale e fitonimie sacre greco-italiche


                  alberi, erano credute essere divinità silvestri misteriose il cui
                  culto, protrattosi in quello seriore delle fate, è attestato dalla
                  Dacia fino in Bretagna. Il tema della foresta primordiale quindi,
                  con il suo carattere “terrifico”, le cui entità “numinose” sono
                  fuori da ogni tipo di controllo “umano”, è un luogo prescelto
                  delle predizioni oracolari, delle apparizioni e delle voci, delle
                  ierofanie  strictu sensu, “on se trouve en présence d’une  indi-
                  stinction totale, d’un sentiment diffus de présence divine que
                  l’on peut traduire aussi bien par une pluralité que par la réfé-
                  rence à une entité unique”, la cui “puissance divine garde un
                  caractère trop incertain, trop insaissisaible pour que ce lieu
                  puisse rentrer dans le champ des procédures normales de con-
                  sultation des dieux” (9).


                  Dalla foresta plio-pleistocenica alla flora protostorica


                  Queste dense foreste “primordiali” che ricoprivano rilievi, pia-
                  nure ed aree lagunari sin dalla fine del Pliocene (2.000.000 d’an-
                  ni) - in base alla documentazione paleobotanica – è bene consi-
                  derare che erano per lo più costituite sia da conifere che da cadu-
                  cifoglie, in gran parte scomparse dalla flora spontanea europea,
                  e si mantennero fino a 1,2-1.000.000 d’anni. Difatti, dopo i primi
                  600.000 anni, cominciarono a scomparire le specie più sensibili
                  all’umidità, indizi di quel deterioramento climatico tipico degli
                  inzi della successiva età geo-climatica detta Pleistocene. Nel
                  Pliocene quindi, l’Europa centro-orientale era coperta da foreste
                  miste, piante esotiche e fitti boschi. In Italia erano per lo più dif-
                  fuse foreste e boschi di  Sciadopithys (conifera sempreverde),
                  Pinus, Abies, Tsuga (pinacea, oggi in Canada) e Cedrus (oggi in
                  Algeria e Marocco), insieme a  Quercus, Carpinus (betulacea) e
                  Carya (oggi in America sett.). È stata così individuata anche la
                  presenza di  Pterocarya (Juglandacea),  Zelkova, Fraxinus, Tilia
                  (Tiliacee),  Ulmus, Corylus (Betulacea-Corilea),  Castanea, Acea e
                  Liquidamber (Amamelidacee) con una distribuzione in età paleo-
                  litica di querce, tigli e carpini per ambienti termofili, di ontani,
                  salici, pioppi, betulle e platani per ambienti umidi, e di altre
                  conifere per climi più rigidi. Agl’inzi del Pleistocene inferiore
                  (1.800.000 anni) pertanto, scompare la conifera Sequoia Pseudot-



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