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La criminalità organizzata peninsulare come fatto sociale totale


                  sono spesso singolarmente presenti in altre rappresentazioni del
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                  fenomeno criminale” .
                  Il terreno di coltura di molte forme di criminalità organizzata è
                  coinciso, dunque, con l’affermazione di mercati proibiti dalle leggi.
                  Per certi versi, è da ritenersi che le istituzioni dei paesi ricchi e
                  democratici deputate al controllo criminale intesero definire il
                  campo in cui la criminalità avrebbe dovuto radicarsi e struttu-
                  rarsi, ma non riuscirono ad impedire che, in questo, essa instau-
                  rasse insidiosi contatti con il mondo della legalità tali e tanti da
                  minacciarne l’intero impianto democratico. Indirizzare verso
                  sbocchi criminali, per così dire, precostituiti la devianza emer-
                  gente avrebbe servito lo scopo di contenerne le perniciose rica-
                  dute sociali. In verità, siffatte intenzioni di controllo indussero i
                  policy maker a sopravvalutare il ruolo dell’universo legale. Il bias
                  strategico di queste politiche consisteva nel ritenere l’ambiente
                  istituzionale capace di assorbire e neutralizzare la deriva delin-
                  quenziale (di matrice antiproibizionistica): una forza regolativa
                  intrinseca avrebbe permesso al contesto legale di respingere le
                  seducenti proposte della criminalità economica. L’identificazio-
                  ne della criminalità organizzata come elemento funzionale alla
                  gestione dei conflitti può giovare alla sua persistenza, può aiu-
                  tarla a radicarsi profondamente nel tessuto sociale.
                  Le politiche criminali assurgono al ruolo non già di politiche di
                  contenimento (prevenzione e repressione) della devianza, ma di
                  cardine regolativo del sistema sociale. Le società moderne ten-
                  dono spesso a darsi ordinamenti indirizzati a minimizzare l’in-
                  certezza, nel senso di prevederla, etichettarla, orientarla (in una
                  parola, a normalizzarla), anche a rischio di potenziarne le mani-
                  festazioni. Sostenere questa posizione non significa evidente-
                  mente presupporre una precisa intenzionalità nel perseguire un
                  tale risultato da parte di una qualche autorità o dall’insieme
                  delle autorità che sovrintendono al governo delle diverse comu-
                  nità; ma non è altrettanto ipotizzabile che i processi che hanno
                  condotto a questo risultato abbiano avuto uno svolgimento del
                  tutto casuale. Il risultato è stato, in altri termini, l’esito di alcune
                  delle forme del controllo sociale che sono state adottate, anche se

                  9 Becchi A., Criminalità organizzata. Paradigmi e scenari delle organizzazioni mafiose in Italia, Don-
                    zelli, 2000 (pag. 10).


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