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La criminalità organizzata peninsulare come fatto sociale totale

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             sibili” . Questa curiosa capacità di svelamento rappresenta la
             risorsa più preziosa del caleidoscopico orizzonte sociologico.


             Evoluzione del concetto

             La definizione di alcune forme di criminalità come crimine orga-
             nizzato è stata coniata negli Stati Uniti, nell’ambito delle analisi
             relative alle modalità devianti riconducibili alle trasgressioni della
                                                                               7
             legge proibizionistica varata dopo la Prima guerra mondiale .
             Con il riferimento al termine organizzazione si intese sottolineare,
             in quella occasione, la natura e, in particolare, l’intensità delle rela-
             zioni che intercorrevano tra i componenti delle bande che si dedi-
                                                                           8
             cavano al traffico e allo smercio clandestino degli alcolici . La
             preoccupazione maggiore, più che per la natura di queste relazio-
             ni, era per la capacità di queste stesse bande di esercitare una certa
             influenza sulle istituzioni (e prima di tutto sulle istituzioni locali),
             avvalendosi sia di collegamenti etnici sia della notevole capacità
             di corruzione insita nella lucrosità delle attività realizzate.
             Queste modalità di identificazione configurano la criminalità
             organizzata come una attività delinquenziale esercitata a fini
             speculativi e orientata a trarre reddito non tanto da crimini redi-
             stributivi (con vittima), quanto dalla produzione di beni e servi-
             zi vietati dalla legge (condotte illecite senza vittima). Nel dedi-
             carsi alle proprie attività è evidente che i gruppi in questione
             ricorressero ampiamente a reati contro la persona, sia per garan-
             tire la propria coesione interna, sia per regolare la competizione
             con gruppi antagonisti, sia per consolidare quell’area di fian-
             cheggiatori che la corruzione e le affinità etniche permettono di
             aggregare. Come osserva Ada Becchi, “denaro e violenza vanno
             perciò insieme nel caso della criminalità organizzata, mentre


            7 (N.d.r.) Nella sociologia e nella criminologia nordamericane si sono contrapposte due visioni:
               l’una considera il crimine organizzato come alien conspiracy, complotto straniero di cui la società
               americana sarebbe vittima, l’altra invece come american way of life, prodotto e specificità della
               complessa e multietnica società americana. All’interno della critica alla visione cospirativa è stata
               elaborata la teoria dell’imprenditorialità del crimine organizzato (organized crime), che analizza
               l’impresa illecita come una estensione delle attività lecite di mercato in aree proscritte ed in rispo-
               sta ad una domanda di beni e servizi illeciti. Particolarmente significativa sul tema è la produ-
               zione del professor Thomas Crombi Shelling (premio nobel per l’economia nel 2005).
            8 (N.d.r.) Più propriamente il crimine organizzato sarebbe consistito nell’attività in cui si erano
               specializzati i gangster. In riferimento all’esperienza proibizionista, il termine normalmente
               utilizzato era quello di racketeering, genericamente definito come ogni attività economica infil-
               trata dalla criminalità.

                                                            SILVÆ - Anno VI n. 13 - 239
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