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Angelo Borghetti, un grande forestale del secolo XX


                  ne forestale è intervenuta con consistenti lavori di restauro, furo-
                  no consegnati alla fine degli anni ‘70, per effetto della legge n.
                  281 del 1970, alla Regione Lombardia che continua lodevolmen-
                  te l’opera intrapresa dal Ministero dell’Agricoltura e delle Fore-
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                  ste . Anche a Brescia, oltre il normale impegno derivantegli dagli
                  obblighi d’ufficio, la generosità del Borghetti lo indusse a fonda-
                  re “L’Unione Operai Escursionisti Italiani“, aggregata al CAI
                  per una maggiore sensibilizzazione e propaganda forestale ed
                  ecologica tra gli operatori di montagna. Militò pure nella “Pro
                  Montibus“ come fece a suo tempo a Verona e ad Avellino, finché
                  nel 1926 queste associazioni naturalistiche furono assorbite for-
                  zatamente dalla  “Corporazione Forestale”, voluta da regime
                  5 Con l’avvento delle regioni a statuto speciale prima e di quelle a statuto ordinario poi, il Dema-
                    nio Forestale dello Stato costituito nel l910 con la legge Luzzati e che alla fine degli anni ‘50 rag-
                    giungeva la ragguardevole estensione di oltre 300 mila ettari, veniva smembrato e ceduto a que-
                    sti nuovi Enti. L’iter dei trasferimenti, dopo quasi quarant’anni non è stato ancora concluso per
                    difficoltà burocratiche sorte nel frattempo. Per quanto riguarda i trasferimenti nel Triveneto, l’i-
                    ter è stato il seguente: nel 1967, a seguito della creazione della Regione a statuto speciale Tren-
                    tino- Alto Adige, tutte le foreste demaniali ubicate entro i confini di detta regione vengono tra-
                    sferite dal Demanio Forestale dello Stato al costituendo Demanio Regionale. In conseguenza di
                    ciò una fetta della foresta di Giazza, e cioè i 428 ettari in comune di Ala, acquistati nel lontano
                    1897 dal Ministero di Agricoltura Industria e Commercio, sono scorporati dal resto e passati alla
                    predetta Regione. Ma non è ancora finita: Nel 1979, a seguito dell’applicazione delle norme con-
                    tenute nel cosidetto “Pacchetto” e che sanciscono in pratica la scissione della Regione Trentino-
                    Alto Adige nelle due province autonome di Trento e Bolzano, questa porzione di foresta cam-
                    bia nuovamente di padrone e, dal Demanio Regionale, passa al Demanio Provinciale di Trento
                    al qual è tuttora in carico. Il resto della foresta, e cioè la porzione in provincia di Verona e quel-
                    la in provincia di Vicenza unitamente a tutti gli altri complessi veronesi (tranne una manciata
                    di ettari sul monte Baldo), in applicazione della citata legge n°281 del 1970, viene ceduta alla
                    Regione Veneto e va a costituire il Demanio Forestale della stessa, amministrata dall’Azienda
                    Regionale delle Foreste del Veneto. Nel 1997 con la Legge Regionale n°55 l’Azienda Regionale
                    delle Foreste confluiva, unitamente all’Ente di Sviluppo per il Veneto (E.S.A.V.) ed all’Istituto
                    Lattiero-Caseario e delle biotecnologie agroalimentari, in un nuovo ente denominato Veneto
                    Agricoltura che attualmente è il responsabile di tutte le foreste demaniali della Regione Veneto.
                    Tutti questi cambiamenti, succedutisi in un arco di tempo molto breve, furono fonte di gravi
                    incertezze che si ripercossero negativamente sulla gestione delle Foreste Demaniali, anche per
                    la scarsità dei finanziamenti, sia da parte dello Stato, che se ne stava andando, sia da parte delle
                    Regioni che erano appena subentrate. Per fortuna, per quanto riguarda la Foresta di Giazza. I
                    “Trentini” ricordandosi forse dei loro predecessori del secolo scorso, si resero conto che la parte
                    trentina della foresta, venendo sottratta al resto, se toglieva molto a Verona, dava pochissimo a
                    Trento per cui, saggiamente, la diedero in gestione al Demanio Forestale dello Stato prima ed a
                    quello della Regione Veneto poi, salvando così l’integrità della foresta.
                    Stessa sorte non è toccata alla foresta del Cansiglio, estesa per 6500 ettari, che dovette cedere
                    alla Regione Friuli Venezia Giulia ben 1500 ettari ricadenti nella provincia di Pordenone. Della
                    foresta di Tarvisio, un tempo proprietà dei vescovi di Bamberga in Franconia e pervenuta all’I-
                    talia dopo il conflitto del 1914 -18, estesa ben 25.000 ettari, una parte, e cioè 2000 ettari, furono
                    scorporati a favore della predetta regione. Il resto, essendo di proprietà dell’Azienda Patrimo-
                    ni Riuniti ex Economali, amministrata dalla Direzione Generale del Fondo per il Culto, è rima-
                    sta in gestione all’ex Azienda di Stato Foreste Demaniali. Inoltre, a seguito del trattato di pace
                    firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, furono ceduti alla Jugoslavia ettari 28.277 di Foreste Dema-
                    niali ubicati nelle province di Gorizia, Trieste, Fiume e Pola. Tra di esse ricordiamo la Selva di
                    Tarnova con le contigue foreste di Dol e Idria che formavano un unico grandioso complesso di
                    circa 16000 ettari nella provincia di Gorizia e la foresta San Marco-Montona di ettari 1325, già
                    di proprietà della Serenissima Repubblica di Venezia, nella provincia di Pola. (Relazione del-
                    l’Azienda di Stato Foreste Demaniali – Vol. I° Tomo II° - Soc. A.B.E.T.E. Roma 1959).

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