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Angelo Borghetti, un grande forestale del secolo XX
genti di quel fiume che andranno ad alimentare l’Acquedotto
Pugliese già in fase avanzata di costruzione. Trovò anche il tempo,
come aveva già fatto durante la sua permanenza a Tregnago, di
partecipare alle attività della “Pro Montibus” avellinese e quando
nel 1918 fu trasferito al Ripartimento di Brescia, fu salutato con
“rammarico e con lode incondizionata” per il suo operato dalle auto-
rità locali ad iniziare dal prefetto Frigerio. Dal 1918 al 1927, con il
grado di Ispettore Capo forestale, regge il Ripartimento di Brescia.
Nel frattempo, su proposta del Ministro dell’Agricoltura “ed in con-
siderazione di particolari benemerenze“, è nominato Ufficiale dell’Or-
dine della Corona d’Italia. Cavaliere era già stato nominato nel
1911 su proposta del Ministro Saverio Nitti all’indomani dell’inau-
gurazione della Foresta di Giazza.
Durante la sua reggenza a Brescia, per incarico del Magistrato
alle Acque, elaborò uno studio analitico per la sistemazione
idraulico-forestale dei monti della riviera di destra del lago di
Garda, da Salò all’antico confine politico. In esso prevedeva
opere di rimboschimento, di consolidamento delle pendici fra-
nose e di correzione dei corsi d’acqua, oltre che opere di bonifi-
ca dei pascoli, tutti lavori per i quali aveva ormai accumulato
un’esperienza trentennale. Per i necessari finanziamenti, previsti
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in 15 milioni, si rifece alla legge Serpieri del 30 dicembre 1923
che si deve considerare senz’altro la legge più completa e valida
per affrontare e risolvere i molteplici problemi della montagna.
Nella ponderosa relazione, auspicava che i terreni, a sistemazio-
ne avvenuta, fossero acquisiti dal Demanio forestale per una
garanzia di conservazione e di miglioramento delle opere idrau-
lico-forestali realizzate. Gli auspici di Angelo Borghetti si realiz-
zarono negli anni ‘60-’70, grazie agli acquisti effettuati dall’allo-
ra Azienda di Stato Foreste Demaniali, ufficio di Verona, erede di
quello che lui diresse dal 1927 al 1932. Questi nuovi sostanziosi
acquisti di circa 30.000 ettari riguardarono vasti complessi bosca-
ti e pascolivi in Valcamonica, val Toscolano, Valvestino e Preso-
lana per citare i più importanti, e furono possibili grazie ai finan-
ziamenti della nuova legge sulla montagna del 1952, nota anche
come legge Fanfani. Detti complessi, nei quali l’Amministrazio-
4 Con la legge Serpieri tutti i lavori idraulico-forestali eseguiti nei bacini montani, purché clas-
sificati, erano a totale carico dello Stato.
SILVÆ - Anno VI n. 13 - 233