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Dietro il fuoco e dietro il gesto piromanico


            Questa attività è necessaria per motivi repressivi a breve termi-
            ne, cioè nell’eventuale caso in cui si stia investigando in diretta,
            ma si auspica che, a lungo termine, sia soprattutto di natura pre-
            ventiva, cioè idonea ad anticipare agiti di questo tipo. D’altron-
            de questa tecnica viene usata dalla c.d. psicologia del profondo
            fin dai primordi della stessa e, in gergo tecnico, viene denomi-
            nata con il termine di controtransfert.
            L’attività investigativa diventa così analoga a quella dello psico-
            terapeuta il quale, durante le sedute con i suoi pazienti, è come
            se avesse l’orecchio sintonizzato su due frequenze ben distinte:
            su una sente i contenuti narrati dal paziente di turno, e sull’altra
            ascolta la forma di narrazione utilizzata dal paziente stesso e
            quindi quello che inconsciamente e dall’inconscio la persona sta
            comunicando. Così l’investigatore, per poter combattere meglio
            il fenomeno, deve cercare di capire (etimologicamente significa
            contenere) non tanto cosa prova e cosa pensa, ma soprattutto
            come prova e come pensa quella persona che ha dinanzi a sé.
            In aggiunta a ciò, quando si investiga sugli incendi boschivi, biso-
            gna anche tenere bene a mente ciò che prova l’operatore davanti al
            fenomeno pesantemente simbolico del fuoco-incendio boschivo,
            poiché il fuoco è uno, se non il primo dei fenomeni, che più ha con-
            tribuito ad indirizzare lo sviluppo psichico e culturale dell’uma-
            nità, di conseguenza è un valore per chi appicca, ma entra in riso-
            nanza anche con chi spegne ed in parte anche con chi investiga.
            In questa complessità, si è cercato di far sì che ogni eventuale let-
            tore potesse trovare il percorso a lui più congeniale per poter
            comprendere ciò che si andava descrivendo, per questo la con-
            clusione della tesi è una chiusura “aperta”, in modo tale da esse-
            re un invito alla discussione ed al confronto, sia con gli altri che
            con se stessi, con il fine che ognuno poi sia libero di trovare la
            propria porta da aprire.
            Come avviene per i film o per i libri, in cui è proprio il finale non
            nettamente manifesto, che non solo induce al dibattito ma, cosa
            più importante, facendo nascere ed alimentando la curiosità col-
            lettiva ed individuale fa sì che lo stesso film o lo stesso libro
            venga più volte visto o riletto e, in ogni nuova occasione, sorga-
            no altrettante nuove idee ed intuizioni, portando ad una conti-
            nua crescita.


                                                            SILVÆ - Anno VI n. 13 - 195
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