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L’esperienza di un’azienda vinicola


              alla ricerca, ormai venti e piu anni fa di quanto fosse rimasto
              di questo antichissimo vitigno. Ne trovai pochi ettari ancora
              coltivati sia nella mia azienda sia in quella di qualche conferi-
              tore, spesso in terreni marginali o presso qualche vecchio viti-
              coltore che per ragioni economiche o di anzianità non se l’era
              sentita di spiantare il vigneto per convertirlo a nuove varietà.
              Da li il lavoro di microvinificazione , di selezione delle gemme
              per piantare nuovi vigneti provenienti dalle antiche viti, di
              accreditamento presso il Catalogo Nazionale delle varietà di
              vite, sino all’ottenerne la Doc poco tempo fa.
              Oggi il Foja Tonda si vende in tutto il mondo, ne produco
              50.000 bottiglie ed ogni consumatore ne resta affascinato oltre
              che per il sapore anche e soprattutto per la storia che sa rac-
              contare, di luoghi, di uomini e di passione. Economicamente
              quello che poteva essere solo un nobile moto dell’animo, salvo
              dall’estinzione un antico vitigno, si è trasformato in reddito ed
              in sostenibilità. Oggi tutti i viticoltori della Terra dei Forti pos-
              sono piantare quest’uva, coltivarla solo qui perché difesa da
              un ferreo disciplinare, e trarne reddito.
              Ciò che è successo per il Foja Tonda può esser fatto per tutti
              quei vitigni autoctoni, legati alla biodiversità, che costituisco-
              no un grande patrimonio collettivo: per nulla sfruttato e valo-
              rizzato. Questi vini possono in parte sottrarsi all’enorme
              movimento globale che porta la viticoltura mondiale a essere
              ormai sorretta da soli cinque vitigni internazionali: certo,
              comunicare e promuovere un Cabernet, uno Chardonnay od
              un Merlot è certo più semplice ma qui, in territori ad alto
              costo, difficili e preziosi quale reddito potremmo trarne? Il
              prezzo di questi vini viene espresso ormai in dollari e su una
              piattaforma mondiale, così le sorti di una vendemmia abbon-
              dante in
              Argentina si ripercuotono sul valore del Merlot italiano. I
              valori al litro di questi vini si vanno appiattendo attorno ai 50
              o 60 centesimi di dollaro, globalmente. Come per la Coca Cola,
              ci si trova con un prezzo globale, in dollari, spalmato su scala
              mondiale.
              Quale sostenibilità in questo scenario per la viticoltura di
              montagna se non smarcandosi attraverso ciò che di unico pos-


                                                            SILVÆ - Anno VI n. 13 - 161
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