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Dal turismo rurale a quello eco-gastronomico: il caso del Sannio beneventano

            DAL TURISMO RURALE A QUELLO

            ECO-GASTRONOMICO: IL CASO
            DEL SANNIO BENEVENTANO


            di Anna Zollo*


               La bellezza del paesaggio italiano e la sua ricchezza sono state spesso
            fonte d’ispirazione, nel passato, per poeti nostrani e stranieri. Oggi il paesag-
            gio non è più solo un concetto astratto, ma rappresenta il fondamento dell’i-
            dentità delle diverse comunità che lo abitano e una risorsa indispensabile del-
            l’economia. L’obiettivo al quale si mira è la valorizzazione del nostro territo-
            rio nel suo complesso di storia, arte, sapori e tradizioni, promovendo un turi-
            smo che unisca avventura, natura e la ricerca di gusti perduti.

               The beauty of the Italian countryside and its wealth were often a source of
            inspiration in the past for local and foreign poets. Today the landscape is no lon-
            ger just an abstract concept, but it represents a foundation element of identity for
            the different communities that live there and a vital economic resource. The pur-
            sued target is the enhancement of our region, as a whole, from a history, art, tastes
            and traditions point of view, promoting a type of tourism that can combine adven-
            ture, nature and the search for lost flavours.

               l paesaggio italiano deve essere considerato nella nuova lettura
               come “unicum” ambientale, dove la mano dell’uomo ha trasfor-
            Imato, plasmato, modificato, arricchito di borghi e centri storici
            il territorio, dove si fondono paesaggio naturale, paesaggio agra-
            rio, paesaggio storico, paesaggio rurale, e paesaggio alimentare.
            Analizzando i saggi tradizionali, presenti in letteratura, e tra l’atro
            il Viaggio in Italia Goethe si coglie un aspetto assolutamente specifi-
            co del Bel Paese, che lo rende unico al mondo. Goethe scrive a propo-
            sito del paesaggio italiano e di quanto in esso vi si intrecci e si crei,
            una “seconda natura” alla quale hanno concorso le mani di artisti, di
            mecenati, di artigiani, o di “artieri” come li definiva lo storico Piero
            Camporesi in uno dei suoi volumi più acuti (Le belle contrade, Gar-
            zanti, 1992). Il paesaggio è visto quindi sia come insieme dei segni
            lasciati dall’uomo sul territorio, sia quale deposito di storia (Molesti
            R., 2008), poiché in esso è rappresentato e testimoniato sia il passa-

            *  Professoressa a contratto in Ecologia presso la Facoltà di Architettura Quaroni- Università
               Sapienza Roma e dottoranda en Direction e Pianificacion do turismo Facultad de Sociologia
               Università Corugna
                                                            SILVÆ - Anno VI n. 13 - 145
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