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La repressione dei reati in danno agli animali


               Nel panorama delle violazioni penali nel cui contesto si inserisce l’at-
            tività repressiva del Corpo forestale (violazioni riferibili all’ambiente in
            generale, nei suoi vari elementi compositivi), le fattispecie più  tipiche
            sono costituite per lo più da reati contravvenzionali, tranne l’incendio,
            da alcuni reati  riferibili all’inquinamento e da pochi altri, che sono
            invece giudicati di più grande pericolosità sociale e prevedono pene più
            severe (delitti).
               Non è un caso, quindi, che l’uccisione e il maltrattamento di animali
            siano qualificati come delitti, cioè come fatti antigiuridici talmente gravi
            da richiedere le pene più severe (reclusione e multa).
               L’Amministrazione forestale è consapevole della gravità giuridica dei
            reati commessi contro gli animali e nello stesso tempo è cosciente che esi-
            ste la “questione della sofferenza animale”, in tutte le  accezioni, anche e
            soprattutto etiche, e ha pertanto, deciso di dedicare un settore della sua
            organizzazione centrale a questo settore.
               Lo ha fatto pur non essendo certamente nuova alle problematiche ani-
            mali: questi, infatti, fanno parte dell’ambiente e, quindi, costituiscono
            primario interesse per chi istituzionalmente è incaricato della tutela della
            natura e degli ecosistemi.
               Gli animali, in quanto risorsa economica e patrimonio indisponibile
            dello Stato, sono tutelati da specifiche normative, il cui rispetto è già da
            molti anni assicurato dal Corpo forestale dello Stato con apposite strut-
            ture: le operazioni antibracconaggio, che si svolgono ormai da almeno
            vent’anni anni su tutto il territorio nazionale, a difesa del patrimonio
            faunistico, ne sono la prova più tangibile.
               Nel luglio del 2004 ha finalmente visto la luce la legge n. 189 contro il
            maltrattamento degli animali, che, anche se presenta molti chiaroscuri,
            pure costituisce un punto di non ritorno nella lotta ai reati in danno agli
            animali.
               In conseguenza di ciò, il Corpo forestale dello Stato ha ritenuto neces-
            sario dotarsi di un reparto impegnato in via esclusiva nelle attività di con-
            trasto ai reati di maltrattamento agli animali, senza distinzione tra l’au-
            toctono e l’esotico, il domestico o il selvatico, attraverso la verifica delle
            condizioni in cui essi sono mantenuti, alla luce delle norme di tutela oggi
            in vigore.
               Da questo punto di vista, grande interesse, per la loro diffusione sul
            territorio, esigono gli animali d’affezione, soprattutto cani e gatti, che
            purtroppo, fino a qualche anno fa, non avevano ricevuto la dovuta atten-
            zione e apprezzamento dal punto di vista della loro tutela.
               È, peraltro, conoscenza ormai comune che, quando si parla di repres-
            sione di reati commessi contro gli animali, non ci si riferisce soltanto ai

                                                              SILVÆ - Anno V n. 11 - 83
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