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Il rapporto tra uomo e animali
ri e organi efficaci, di difesa e di attacco (artigli, corna, zanne, ecc.), l’uo-
mo manca di tutto ciò, essendo privo di un suo mondo istintuale armo-
nizzato con uno specifico ambiente, mentre è caratterizzato da un ecces-
so pulsionale costituzionale. Quindi deve compiere “la fatica di Sisifo di
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padroneggiare ogni giorno l’esistenza” . Il suo compito fondamentale
consiste nel “vivere”. E, a parere di questo studioso, il fatto che egli ci
riesca appare quasi incredibile, se lo consideriamo in termini puramente
biologici e zoologici. Poiché “la vita pulsionale dell’uomo è un teatro di
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conflitti” , egli per sopravvivere deve completarsi, cioè deve mettere
ordine dentro di sé, disciplinandosi, reprimendo alcune pulsioni a favore
di altre. Per Gehlen, quindi, una certa forma di repressione direzionata
alla crescita interiore svolge un ruolo positivo ed essenziale: infatti se
manca il dominio sul caos pulsionale naturalistico, originario, l’uomo
rinuncia ad essere tale, perde la sua “specificità”. Gli istinti ci indicano
ciò che non possiamo fare piuttosto che ciò che dobbiamo fare: a diffe-
renza di quelli animali, gli istinti umani mancano di contenuto, secondo
Gehlen. In questa situazione la cultura costituisce una componente essen-
ziale, tipica della nostra specie, come l’istinto per gli animali. L’approc-
cio dello studioso tedesco demolisce ogni facile riduzionismo e ogni “con-
tinuità” uomo-animali, con argomentazioni perfettamente “laiche” e
razionali, tutte basate sui dati forniti dalla ricerca scientifica.
L’antropologia di Clifford Geertz
La specificità particolare dell’essere umano può essere supportata
anche facendo riferimento alle teorie dell’antropologo americano Clifford
Geertz. Pure secondo questo Autore l’uomo è l’unico animale biologica-
mente incompleto, la cui mente presenta una natura interattiva in modo
intrinseco, in quanto “il pensiero umano è fondamentalmente sia sociale
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sia pubblico” ; e ancora: “non esiste una cosa come una natura umana
indipendente dalla cultura. Gli uomini senza cultura non sarebbero gli
intelligenti selvaggi de Il signore delle mosche di Goldin ricacciati nella
crudele saggezza dei loro istinti animaleschi; non sarebbero i nobili figli
della natura del primitivismo illuministico e neppure… le scimmie natu-
ralmente dotate di talento che in qualche modo non erano riuscite a tro-
vare se stesse. Sarebbero inguaribili mostruosità con pochissimi istinti
utili, ancor meno sentimenti riconoscibili, e nessun intelletto: casi menta-
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li disperati” . I sistemi di simboli significanti, che costituiscono la cultu-
34 ivi, p.84; dello stesso Autore vedasi: Le origini dell'uomo e la tarda cultura, il Saggiatore, Milano 1994
35 ivi, p.441
36 Clifford Geertz, Interpretazione di culture, Il Mulino, Bologna 1987, p.88
37 ivi, p.93
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