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Il rapporto tra uomo e animali


                  Le radici della morale

                     Le radici del pensiero morale, tipico della nostra specie, a parere di
                  Scruton sono la legge morale, cioè l’insieme delle norme che prescrivo-
                  no ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, la simpatia, importante fattore
                  unificante gli esseri sociali quale è l’uomo, le virtù, che attengono al
                  nostro carattere formato dall’educazione, cioè la propensione a sceglie-
                  re ciò che si crede onorabile, giusto o buono (nell’antichità – aggiungia-
                  mo noi - un uomo virtuoso non era semplicemente una persona
                  “buona”, ma era connotato anche da un animo saldo e fiero che segue
                  il retto agire), e infine il rispetto, che nasce non dal timore, ma dal rico-
                  noscimento del valore e dell’importanza intrinseci di una realtà. Tale
                  aspetto potrebbe essere reso meglio con la parola pietas, intesa nella
                  sua accezione pagana, diversa dalla pietà cristiana o da quella moder-
                  na, puramente sentimentale. Di fatto la pietas romana aveva un forte
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                  valenza sacrale , totalmente perduta nelle epoche successive e che
                  Scruton in qualche modo sembra voler in parte recuperare. Per il
                  nostro Autore legge morale, simpatia e virtù dipendono tutte in ultima
                  analisi dalla pietas che ci rende coscienti della nostra posizione anche
                  di fronte all’ambiente che ci circonda e quindi anche di fronte agli altri
                  viventi, con una attitudine di considerazione e attenzione per il loro
                  valore intrinseco: “noi dobbiamo recuperare l’atteggiamento che pre-
                  valeva nel passato nei confronti del mondo naturale, che considerava
                  sacre le specie e vedeva l’umanità non affermare ancora un’assoluta
                  sovranità, ma solo un’umile curatela sulle opere della natura […]. È
                  proprio la pietas, non la ragione, a instillarci il rispetto nei confronti
                  del mondo, per il suo passato e il suo futuro, e a impedirci di saccheg-
                  giare tutto il possibile prima che la luce della consapevolezza ci illumi-
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                  ni” , in quanto ogni approccio unicamente “razionale” è perdente.
                  Forse sarebbe stato utile che l’Autore avesse chiarito la frase riferita
                  all’atteggiamento prevalente nel passato, in quanto, se non adeguata-
                  mente circostanziata, appare contraddittoria con il suo riferimento ini-
                  ziale alla antica e inveterata consuetudine occidentale di “usare” gli
                  animali a nostro piacimento. Secondo Scruton solo le persone, e non i
                  semplici individui, sono detentori di diritti e quindi di doveri, e gli ani-
                  mali sono individui, mai persone: “Il concetto di persona appartiene al
                  dialogo continuo che lega la comunità morale, e quelle creature che per
                  loro natura sono incapaci di entrare in siffatto dialogo non hanno dirit-
                  ti, né doveri, né personalità. Se gli animali avessero diritti, dovremmo


                  22 J. Evola, L’arco e la clava, Mediterranee, Roma 1995, p. 49
                  23 R. Scruton, Gli animali ecc. pp. 52-3

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