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Il rapporto tra uomo e animali


            sull’analogia. Nel nostro universo interiore esistono certo condiziona-
            menti biologici, pulsioni, ecc., ma questi vengono ampiamente mediati e
            manipolati dal soggetto stesso, che si autocostruisce non contro la natura
            ma su di essa. Così il riconoscere una base innata in certi comportamen-
            ti positivi rafforza senza sminuire l’universo dell’etica. Per qualsiasi
            sfera dell’agire umano, anche la più semplice, almeno in apparenza,
            notiamo che esiste una integrazione del tutto particolare e altamente spe-
            cifica, che a prima vista sfugge. Osservando il perfetto coordinamento tra
            le parti che ogni atto implica, si deve optare per una visione olista che
            comprenda in un tutto organico, connesso, ordinato e dinamico, l’intero
            essere umano, che costituisce un’unità indissolubile dove le varie dimen-
            sioni non agiscono meccanicamente separate o sommate le une alle altre,
            ma esprimono una entità sistemica integrata a un livello particolare, spe-
            cifico. Scriveva l’antropologo tedesco Arnold Gehlen che “per la presta-
            zione umana anche minima, per esempio il tastare un oggetto e l’averne
            esperienza, già entrano in gioco tutte le qualità dell’uomo: la stazione
            eretta (dunque il piede plantigrado), mano libera, movimenti riavvertiti
            e variabili, struttura pulsionale inibita, visione simbolica, uno spazio
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            percettivo orientato verticalmente e la astrazione del prender nota” . E’
            appena il caso di ricordare come ancor più complessa e integrata sia una
            azione svolta dall’uomo all’interno di un codice morale, derivante da una
            sintesi unica di natura e cultura, innato e appreso, genetica e ambiente,
            rinvenibile solo e soltanto nella nostra specie. D’altra parte, l’Io non sta
            fuori dal corpo, come asseriva Cartesio, ma fa tutt’uno con l’intero esse-
            re in tutti i suoi livelli e il nostro Io è strettamente connesso con la sfera
            morale. Gehlen è noto per la definizione dell’uomo come “essere aperto al
            mondo”, “non specializzato” 31  per certi versi incompiuto, tanto che la
            sua stessa vita è un progetto da realizzare; quindi l’uomo è molto diverso
            dagli animali, tutti dotati di istinti ben precisi e focalizzati, di “armi”
            naturali, di sensi molto sviluppati. La cultura per la nostra specie divie-
            ne un elemento essenziale, originario e primordiale, strettamente inter-
            secato con la nostra dimensione biologica, tanto che Gehlen considera
            l’uomo un essere per natura “culturale”, il quale, a causa della sua con-
            dizione tipica, occupa un “posto peculiare”, risulta incomparabile con gli
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            altri primati . Anche la comparsa, nel corso dell’evoluzione, di questo
            essere incompiuto non si può spiegare attraverso il semplicismo del mec-
            canismo selezionista: l’uomo, secondo Gehlen, è il frutto di un “dispiega-
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            mento evolutivo autonomo” . Mentre gli animali possiedono istinti sicu-
            30 A.Gehlen, L'uomo, Feltrinelli, 1983, p.157
            31 ivi, p. 383
            32 ivi, p. 116
            33 ivi, p. 155 e segg.
                                                              SILVÆ - Anno V n. 11 - 57
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