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Il rapporto tra uomo e animali


            Tom Regan. Così scrive: “Anche se tracciamo una distinzione tra esseri
            morali e altri animali e, nel definirla, riconosciamo l’importanza di
            razionalità, coscienza di sé e dialogo morale, dobbiamo ammettere che
            parecchi esseri umani non si trovano nell’area morale delimitata da
            quella linea di demarcazione. Per esempio i bambini molto piccoli non
            sono ancora membri della comunità morale; le persone anziane e quel-
            le cerebrolese non ne sono più membri; le persone con ritardi mentali
            congeniti non lo saranno mai. Dobbiamo dire che non hanno diritti? O
            che, considerato che non sono diversi dagli animali sotto alcun aspetto
            fondamentale, ci toccherebbe per coerenza trattare gli altri animali
            come trattiamo questi «esseri umani marginali»? […] A me sembra che
            dovremmo fare un distinguo chiaro tra i bambini «pre-morali», gli
            adulti «post-morali» e quelli «non-morali». I primi sono esseri morali
            potenziali, che si svilupperanno naturalmente - secondo le condizioni
                                                                          15
            della società – in membri a pieno titolo della comunità morale” . Per
            gli altri due casi, sottolinea Scruton, possono sorgere problemi, almeno
            in prima istanza. L’Autore rileva che, almeno nel nostro orizzonte cul-
            turale, da cui non intende prescindere, “rientra nella virtù umana rico-
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            noscere la sacralità della vita” . E aggiunge una importante osserva-
            zione che rifiuta un approccio individualista al tema in oggetto: “Il
            nostro mondo ha un significato per noi perché lo suddividiamo in gene-
            ri, classificando animali e specie, riconoscendo subito l’individuo come
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            esempio dell’universale” . Ciò ha rilevanza anche sul piano morale:
            “mi relaziono con te come essere umano e ti riservo i privilegi correlati
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            al genere” . Infatti “l’anormalità non cancella l’appartenenza” 19  men-
            tre gli animali “non appartengono alla comunità morale, ma non hanno
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            nemmeno un potenziale di appartenenza” . Potremmo aggiungere che
            l’esclusione degli “esseri umani marginali” dal poter essere soggetti atti-
            vi di scelte morali rappresenta un fatto contingente, mentre per gli ani-
            mali costituisce un fatto essenziale, legato alla loro stessa natura in sé e
            non a una particolare condizione o momento. Da rilevare positivamen-
            te ci sembra anche la sua critica alla morale utilitarista: “La moralità
            dell’utilitarista è davvero una specie di sistema economico, in cui pia-
            cere e dolore hanno preso il posto di profitto e perdita, e in cui non si
            presentano problemi morali che non possano essere risolti da un conta-
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            bile competente” .

            15 ivi, p. 42
            16 ivi, p. 43
            17 ivi, p. 43
            18 ivi, p. 44
            19 ivi, p. 44
            20 ivi, p.44
            21 ivi, p. 47
                                                              SILVÆ - Anno V n. 11 - 53
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