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Il rapporto tra uomo e animali
chiedere il loro consenso prima di tenerli in cattività, addestrarli, addo-
mesticarli o sfruttarli per i nostri fini in qualunque altra maniera. Non
esiste alcun concepibile meccanismo attraverso il quale siffatto consen-
so possa essere concesso o rifiutato. Per di più, una creatura che aves-
se dei diritti sarebbe vincolata dal dovere di rispettare quelli degli altri:
così una volpe dovrebbe rispettare il diritto alla vita del pollo e intere
specie sarebbero condannate ipso facto come creature istintivamente
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criminali” . Tutto ciò comporterebbe evidenti assurdità e abusi di ogni
genere. Gli animali, quindi, sono solo individui, gli esseri umani sono
anche persone e come tali soggetti morali, detentori di diritti e doveri.
Se si attribuiscono agli animali dei diritti, è consequenziale che essi
siano anche portatori di responsabilità, soggetti a doveri, cosa che con
tutta evidenza è un assurdo e riporterebbe a epoche passate quando in
Europa, secoli fa, venivano processati e giustiziati animali “rei” di
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colpe inesistenti (sacrilegio, cannibalismo, ecc.) . Comunque, “sebbe-
ne gli animali non abbiano diritti, noi abbiamo comunque doveri e
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responsabilità nei loro confronti” . In particolare, dopo millenni di
allevamento, dobbiamo prendere atto che l’addomesticazione di molti
animali ha introdotto delle necessità che i nostri avi hanno determinato
in loro e di cui siamo responsabili. Circa i nostri doveri, aggiunge Scru-
ton, bisogna evidenziare che mentre nel caso degli animali addomesti-
cati, specie se da compagnia, abbiamo doveri verso il singolo individuo,
nel caso degli animali selvatici abbiamo doveri verso la specie (tutelar-
ne l’esistenza, intervenendo per correggere gli effetti nefasti del nostro
agire sull’ambiente). Nella situazione attuale, tale responsabilità logica-
mente si dovrebbe richiamare con forza per quel che riguarda gli ani-
mali selvatici, dato che la potenza tecnologica dell’uomo può facilmen-
te e in poco tempo stravolgere interi habitat con conseguenze gravissi-
me sulla stessa sopravvivenza di intere specie. Scruton ribadisce più
volte, forse per evitare malintesi più o meno voluti, che quanto da lui
asserito circa gli animali “non significa che gli esseri umani non abbia-
no doveri nei loro confronti, doveri che nascono e vengono assunti nel
momento in cui rendiamo gli animali dipendenti da noi per la loro
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sopravvivenza e il loro benessere” . La simpatia umana verso gli ani-
mali, in ogni caso, non deve confondersi assolutamente con un’emozio-
ne sentimentalistica giacché, mentre il vero amore è interessato all’og-
getto, l’amore sentimentalistico “non va oltre il Sé e dà priorità ai suoi
stessi piaceri e dolori, oppure inventa per se stesso un’immagine grati-
24 ivi, pp. 63-4
25 cfr. Roberto Delort, L’uomo e gli animali dall’età della pietra a oggi, Laterza, Bari 1987, p. 153
26 R.Scruton, Gli animali ecc. p.65
27 ivi, p. 97
SILVÆ - Anno V n. 11 - 55