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Dall’antropocentrismo all’affermazione dei diritti animali
essere vivente umano o animale che sia. E’ quindi possibile nuocere ad
un essere animale solo se ciò corrisponde ad un’azione necessaria ed eti-
camente giustificabile, in caso contrario ci si dovrà astenere dal procu-
rare dolore arbitrario a qualsiasi tipologia di essere. Infine, supera la
concezione neoutilitaristica, affermando l’esistenza di veri e propri
obblighi del genere umano ai quali corrispondono specifici diritti sogget-
tivi degli animali, la “teoria del valore” (Regan), che fonda il presuppo-
sto dei diritti sul valore inerente dell’essere che intendiamo far rientra-
re nella sfera morale, valore che costituisce una caratteristica oggettiva
di quell’essere, tale da renderlo non solo degno di rispetto ma titolare di
diritti in sé e per sé. Qualsiasi individuo, “animale umano” o “animale
non umano”, ha diritto ad eguale rispetto in quanto è egualmente dota-
to di valore intrinseco, indipendente dalle valutazioni o dai desideri,
dagli interessi o dalle preferenze degli altri. È solo con la “teoria del
valore” che si superano i limiti della “morale della simpatia” e della
“morale dell’utilità”, che costruivano un’etica del dovere più che un’e-
tica dei diritti, affermando una vera rivoluzione culturale basata sul
valore dell’essere e sull’applicazione del principio di eguaglianza al di là
di qualsiasi discriminazione.
La breve disamina delle diverse elaborazioni in materia ha dimostra-
to che è possibile prendere le distanze dall’atteggiamento antropocentri-
co senza per questo abbracciare il fondamentalismo ecologista che rifiuta
la specificità umana; è infatti sufficiente rendersi conto che l’uomo, pur
essendo il solo soggetto capace di valutazioni morali, non è l’unico sog-
getto degno di considerazione morale. Si può dunque abbandonare l’au-
toreferenzialità antropocentrica per affermare una visione antropogeni-
ca che pur sostenendo la genealogia umana dei valori ne consenta l’attri-
buzione anche a soggetti non umani.
L’atteggiamento del diritto positivo italiano e la necessità del ricono-
scimento della soggettività giuridica agli esseri animali
Si è evidenziato come la riflessione filosofica-dottrinale sia stata carat-
terizzata da una progressiva evoluzione che ha visto affiancarsi alle posi-
zioni più intransigenti ed antropocentriche, visioni maggiormente conci-
lianti e possibiliste verso il riconoscimento di soggettività agli esseri ani-
mali. Questa apertura induce ad indagare per verificare se è possibile rin-
venire un percorso analogo nell’ambito della riflessione giuridica e in
particolare se il nostro sistema giuridico sia ancora oggi lo specchio fede-
le delle teorie antropocentriche di cartesiana memoria o si dimostri inve-
ce pronto ad affermare nuovi concetti di soggettività giuridica.
30 - SILVÆ - Anno V n. 11