Page 25 - ZAIA III bozza
P. 25

Dall’antropocentrismo all’affermazione dei diritti animali


                  l’antropocentrismo l’elemento principale della stessa produzione norma-
                  tiva.
                     Tuttavia al di là di questo limite è importante evidenziare quanto cam-
                  mino sia stato percorso per verificare ciò che ancora manca perché gli
                  esseri animali possano finalmente essere considerati quali soggetti e non
                  semplici cose a disposizione del genere umano.
                     Innanzitutto, è doveroso notare come la discussione giuridica sulla
                  ‘questione animale’ sia alquanto circoscritta, soprattutto se confrontata
                  con l’elaborazione sviluppatasi a livello etico, filosofico e sociologico; la
                  limitata attenzione del diritto agli esseri animali deriva soprattutto dal
                  fatto che i sistemi giuridici sono sostanzialmente autoreferenziali, elabo-
                  rati cioè dagli esseri umani per tutelare la propria convivenza in società
                  sempre più complesse. Il sistema giuridico voluto dall’uomo per l’uomo è
                  caratterizzato da uno spiccato antropocentrismo: l’uomo è il centro della
                  società ed è il referente principale – se non unico – del sistema normativo
                  e questa situazione si presenta più o meno invariata nei diversi ordina-
                  menti giuridici anche appartenenti a tradizioni positive assai differenti tra
                  loro. In quest’ottica è chiaro come gli animali abbiano da sempre trovato
                  ben poco spazio per affermare la propria soggettività dal punto di vista
                  giuridico, infatti gli ordinamenti giuridici sembrano avere recepito preva-
                  lentemente (se non unicamente) la tradizione etico-filosofica prettamente
                  antropocentrica. Le radici di tale riflessione, rintracciabili già nel pensie-
                  ro di Anassagora e Platone, si rafforzano con le teorie aristoteliche che
                  affermano come, malgrado molti animali inferiori (cioè quelli non umani)
                  abbiano proprietà in comune con gli esseri umani: come la capacità di
                  nutrirsi, quella di riprodursi, l’abilità di essere coscienti del mondo che li
                  circonda mediante apparati sensori e la facoltà di desiderare, di sentire,
                  di ricordare e di immaginare, essi sono però carenti della principale qua-
                  lità umana e cioè della possibilità di ragionare, per cui l’uomo è l’essere
                  superiore in quanto unico “animale razionale”, e a lui spetta inevitabil-
                  mente il dominio su tutte le altre creature. Tale interpretazione risulterà
                  ulteriormente rinforzata dalla riflessione cristiana e da una lettura forte-
                  mente umanistica della Bibbia, per cui la presunta superiorità umana è
                  sancita dal fatto che Dio ha creato “l’uomo a sua propria immagine”
                  (Genesi, 1, 26, 28). La preminenza umana e il legame tra uomo e Dio
                  acquistano particolare vigore nel pensiero di Tommaso d’Aquino grazie al
                  quale la teoria antropocentrica si arricchisce di un nuovo e fondamentale
                  tassello; l’anima infatti Dio considerato il fine ultimo dell’universo, può
                  essere perseguito e raggiunto solo dalla creatura intellettuale, che non solo
                  è l’unico essere a possedere il raziocinio ma è anche l’unico essere dotato
                  di un’anima.


                  28 - SILVÆ - Anno V n. 11
   20   21   22   23   24   25   26   27   28   29   30