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Cibo degli Dei e cultura degli uomini



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            za, la rettitudine del pensiero . Questa impostazione sorta nel mondo
            greco nel “periodo assiale dell’umanità” (VII-VI secolo a. C.) trova pre-  FOCUS
            cise analogie nella posizione del Buddha in India, di Zarathustra o
            meglio della corrente spirituale zarathustriana in Persia che si sviluppa-
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            no in un periodo singolarmente coevo .
               La rinuncia all’alimentazione vegetariana, da parte dei pitagorici, si inse-
            risce in una profonda rivoluzione spirituale, che segna l’albeggiare di una
            nuova dimensione umana, legata principalmente all’“anima razionale”.


            4. La vita e la morte in una spiga di grano.
               Se Artemide è la dea della caccia, quindi legata alla dimensione della vita
            dei boschi, avventurosa e ancora selvaggia, volta alla ricerca della caccia-
            gione, Demetra è la grande dea della Terra coltivata. De-meter: trasparen-
            te l’etimologia di questo nume che rinvia alla Terra (De) Madre (Meter);
            altrettanto trasparente è l’origine del nome di Poseidone, il dio del mare
            pescoso: Posis (Sposo) della Terra (Da). In età storica, quando all’arcaica
            preminenza di Poseidone si sostituisce la sovranità universale di Zeus, re
            del cielo, Demetra è appunto identificata con una delle spose di Zeus. Gli
            dei antropomorfi del cielo e della terra generano insieme due divinità desti-
            nate ad assumere una forte valenza misterica: Persefone e Dioniso. Il culto
            di Demetra si lega alle molteplici valenze che ha assunto l’agricoltura agli
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            occhi degli uomini. Fu Mircea Eliade , il principale storico delle religioni
            del Novecento, a sottolineare, in polemica con ottuse interpretazioni di
            tipo marxistico, come la scoperta dell’agricoltura prima ancora di essere un
            fatto materiale fosse stata un’avventura di tipo spirituale. La nascita dell’a-
            gricoltura implica un ampliamento dell’orizzonte mentale dell’uomo, lo
            educa allo spirito di disciplina, di risparmio, di impegno prolungato nel
            tempo e di attesa paziente dei risultati. Sviluppa il sentimento del tempo,
            percepito nella sua ciclicità (si pensi ai cicli delle stagioni che si ampliano
            nei cicli zodiacali e cosmici sino a giungere alla concezione platonica del
            “Grande anno”). La pratica agricola spinge gli uomini appunto a venerare
            le grandi divinità terrestri “dall’ampio seno” e a cogliere la mistica affinità
            tra la donna e la terra, all’insegna del comune possesso della magica forza
            della fecondità. L’osservazione dei ritmi della natura infonde fiducia all’uo-
            mo riguardo al suo destino ultraterreno. La pianta che appassisce e rifiori-  Anno


            12 Cfr. N. D’Anna, La disciplina del silenzio, Rimini, 1995.                IV
            13 Cfr. P. Filippani-Ronconi, Miti e misteri dell’India, Roma, 1981.        -
            14 Cfr. M. Eliade, Trattato di Storia delle Religioni, Torino, 1976.        n.

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