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Cibo degli Dei e cultura degli uomini
logi. La crisi generalizzata che attraversa la scuola dei nostri giorni non
FOCUS risparmia gli antichi Dei ed Eroi! E non c’è da stupirsene, consideran-
do lo scenario generale.
Eppure rinnovare la conoscenza di antiche leggende non è esercizio
erudito, serve a comprendere maggiormente noi stessi, i nostri gesti, le
nostre radici. Gli stessi elementi della nostra cultura agricola e ambien-
tale sono impregnati di riferimenti mitici che il tempo ha risparmiato
dalla sua usura: il vino, il grano, le mele, il miele rinviano a un universo
di immagini, che è fonte di sempre rinnovata poesia (ovvero di stupo-
re) ma anche di riflessione antropologica profonda.
2. Tutto cominciò dall’Uovo.
Tutto incominciò da un uovo. Una delle varianti greche del racconto
delle origini, fa appunto riferimento a un uovo primordiale. “In principio
esisteva la Notte, Nyx, una delle più grandi dee anche secondo Omero.
Essa aveva l’aspetto di un uccello dalle ali nere. Fecondata dal vento, la
Notte depose il suo uovo d’argento nell’immenso grembo dell’oscurità.
Dall’uovo balzò fuori il figlio del vento, un dio con le ali d’oro chiamato
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Eros, dio dell’Amore” . L’antica cosmogonia diffusa prevalentemente
secondo Kerenyi nell’Ellade del Nord, tra i cacciatori e gli abitatori dei
boschi, individua in un “uovo primordiale” l’embrione dell’universo, e in
quanto tale paragona il cosmo ad un grande essere animato vivente.
L’uovo è d’argento, allusione alla sua qualità “spermatica”, generatrice.
La sua forma è la stessa forma che si attribuisce al cosmo: nel suo inter-
no agisce Eros, ovvero l’amore creatore, la libido che spinge a procreare.
La parte superiore del guscio è il cielo, la parte inferiore è la terra. Eros
spinge appunto le due parti a combaciare, accendendo la grande dynamis
creativa dell’universo. La concezione dell’uovo primordiale da cui scaturi-
va Eros, sarebbe stata fatta propria dagli Orfici. I seguaci di questa cor-
rente misterica tuttavia attribuivano un valore fondamentale alla esigen-
za dell’anima di purificarsi per ascendere ad una dimensione più alta,
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metafisica (“iperurania” avrebbe detto Platone) . Alcuni hanno intepre-
tato l’interdizione alimentare degli Orfici che non mangiavano uova,
come espressione della volontà di distaccarsi dal mondo sensibile, che
appunto da un “uovo”, da un embrione primordiale era sorto.
Nel mito dell’uovo si esprime simbolicamente una concezione fon-
Anno
IV
5 Cfr Karoly Kerenyi, Gli Dei della Grecia, Milano, 1962, p. 26
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6 Cfr. Inni Orfici, a cura di G. Faggin, Roma, 1991.
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