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Cibo degli Dei e cultura degli uomini



               sce dal suo tronco, il seme che muore nella terra e risorge, ispirano le due
        FOCUS grandi concezioni dell’aldilà: la reincarnazione, il ciclico ritorno dell’anima
               sul campo della terra, e la resurrezione, il ripullulare dell’uomo nella sua
               sostanza individuale da un nucleo indistruttibile dell’anima. Non è un caso
               che le parabole di Cristo – così come i riferimenti naturalistici nelle storie
               degli Dei pagani che muoiono e risorgono – abbondano di richiami all’a-
               gricoltura. “Il regno dei cieli è come un seme”, i messaggeri del Verbo
               sono come seminatori, le anime malvagie sono la gramigna nel campo di
               grano, il corpo della Divinità misticamente condiviso con i suoi discepoli
               nella cena sacrificale (“il sacrificio eucaristico”) è appunto il pane del cielo.
               Ma nello stesso tempo la mentalità agricola si alimenta di una tragica con-
               sapevolezza: la vita per poter fiorire ha bisogno di sacrificio, di sangue.
               Questo sottofondo tragico è sotteso ai sacrifici umani, che offrono sangue
               di giovani vite per propiziare raccolti, vittorie, benevolenza di Dei; è sotte-
               so alla stessa vicenda tragica degli Dei a loro modo mortali: Attis – il dio
               mediterraneo che appunto patisce la morte – è “la giovane spiga recisa di
               fresco”. La morte e resurrezione di Adone è appunto celebrata con ampio
               riferimento a simbolismi vegetali. Laddove la potenza vegetale si dispiega
               più ricca e feconda, lì vita e morte si intrecciano, come due risvolti, come
               due polarità. Questo l’agricoltura ha insegnato agli uomini.
                  Demetra è la dea bionda, la lucentezza dorata dei suoi capelli (così dis-
               simile dal colore nero di altre Matriarche: il nero della terra fertile) non è
               tanto o non solo un riferimento razziale: essa simboleggia il colore dei
               campi di grano, sui quali la signora regna sovrana. Ma appunto in mezzo
               al grano che biondeggia, la figlia di Demetra, Persefone, viene rapita dal
               dio della morte e portata giù nell’Ade, in una regione di oscure tenebre.
               Quando ciò accade Demetra perde la sua letizia e tutta la natura con lei si
               pone in una condizione di lutto. Persefone, vita fiorente dalla terra, è stata
               rapita: la terra conosce allora l’aridità invernale. Sentendosi tradita dagli
               altri Dei e principalmente da Zeus, che hanno assistito complici al rapi-
               mento da parte del Dio dei morti, Demetra siede avvolta nel suo manto
               nel tempio di Eleusi e aspetta che gli uomini muoiano d’inedia. La terra
               non produce più frutti, ma lo stesso equilibrio dell’universo è turbato, in
               quanto gli uomini – impoveriti e affamati – non possono neppure offrire
               sacrifici agli Dei. Questa era la vendetta della Madre-Terra defraudata; ria-
               vere la figlia era ciò che chiedeva per porre fine alla desolazione del
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               mondo. Hermes si presentò allora dinanzi ad Ade per perorare la richiesta
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               di Demetra, “vedere con gli occhi sua figlia”. Ade con un enigmatico sor-
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