Page 263 - orientamento I bozza
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Imparare dalla catastrofe. Riflessioni sul senso odierno del male e della prevenzione ambientale
destinato a realizzarsi. Gli eventi esistono solo come teoriche possibilità:
in mente Dei ci sono un’infinità in atto di possibili destinati a non concre-
tizzarsi che compongono l’intera sfera dell’intelligibile; per cui ciò che
accade, accade in modo infallibile e certo, benché senza necessità, perché
vi sono un’infinità di eventi possibili che non raggiungono l’esistenza,
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motivo per cui il contrario di ciò che accade è sempre possibile .
Rivolgendo tutto ciò allo statuto della catastrofe, questa assume il
duplice e paradossale statuto d’evento necessario e contingente. Il
mondo è uno soltanto, per cui ogni evento passato è necessario sia ex
hypothesi, cioè dal punto di vista della prescienza divina, sia perché è
contraddittorio pensare che non sia stato, essendo indelebile dall’oriz-
zonte storico. Gli eventi futuri e passati hanno però un identico status
modale per il quale sono (dal punto di vista della prescienza divina) in
se stessi contingenti, perché l’evento sarebbe potuto andare in altra
maniera, o non realizzarsi affatto. Tale struttura concettuale è ancor più
solidificata nel sentire comune: il passato diviene il regno della neces-
sità, luogo in cui posso ricostruire una rete di rapporti desumendo che
le cose non potevano non andare nella maniera in cui, di fatto, sono
andate; il presente è invece percepito come il regno della libertà e si
vive il futuro in termini di probabilità.
Si evidenziano dunque due diverse immagini contrapposte della previ-
sione. La prima assume su di sé il peso del futuro in modo da creare un
profondo legame con il presente; l’altra, reitera i vizi metafisici confidan-
do sull’infondatezza del principio di pienezza. In entrambi i casi le infor-
mazioni in nostro possesso non spingono nel modo opportuno ad agire:
non è sufficiente sapere per accettare quello che si sa ed operare di con-
seguenza. Ciò è causato dalla reticenza con cui (non) accettiamo le con-
seguenze di ciò che sappiamo, e dalla difficoltà di credere nell’evidenza dei
pericoli esistenti, poiché le strutture della metafisica comune indicano
come potrebbe essere il futuro tra i tanti futuri possibili. Il catastrofismo
illuminato considera questa derealizzazione del futuro l’ostacolo metafisi-
co maggiore: se il futuro non è reale, non lo è neppure la catastrofe, e cre-
dendo di poterla evitare crediamo che questa non ci minacci.
8 Cf. G.W. LEIBNIZ, Saggi di Teodicea, a cura di V. Mathieu, San Paolo, Milano 1994, §§ 414-417;
E. SCRIBANO, L’argomento ontologico da Anselmo a Kant, Laterza, Bari 1994, pp. 129-171; E.
Anno
RANDI, Il sovrano e l’orologiaio. Due immagini di Dio nel dibattito sulla «potentia absoluta» fra
XIII e XIV secolo, La Nuova Italia, Firenze, Firenze 1986, pp. 122-123. La questione, non a caso,
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è sviluppata da Leibniz in stretta connessione con il problema della giustificazione della bontà e
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libertà di Dio.
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