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Imparare dalla catastrofe. Riflessioni sul senso odierno del male e della prevenzione ambientale
tappa o processo si spieghi causalmente, al punto che facciamo della
causa, nel senso della causalità efficiente, una «causa» nel senso morale
del termine. In tal modo abbiamo inserito un cuneo tra le cause e le
ragioni, ossia una distanza sempre maggiore tra l’inconsapevolezza e
l’assunzione di responsabilità, che sarebbe invece incredibilmente
ridotta se cercassimo le ragioni che motivano il nostro agire tra gli
intenti e scopi, finalità e obiettivi che ci prefiggiamo. È in gran parte
questo il processo con cui arriviamo banalmente a compiere del male,
senza sentircene responsabili.
b) La naturalizzazione del male
L’illuminismo ha quindi radicalmente cambiato il nostro rapporto
con i fenomeni esterni distinguendo in maniera chiara il mondo della
natura e quello della ragione, ma con-fondendo tra loro il male fisico e
il male morale. Le catastrofi possono avere dunque diversa origine ma
diventano sorprendentemente simili i modi in cui le spieghiamo: la
distinzione per cui si può parlare di male fisico come conseguenza del
male morale, ovvero che il primo sia il giusto castigo per il secondo,
non ha più senso per noi moderni che uniamo disordinatamente insie-
me catastrofi naturali e morali.
Susan Neiman ha mostrato che il processo di responsabilizzazione
dell’uomo anche del male fisico avviato da Rousseau, finiva per arenar-
si sotto il peso della responsabilità eccessiva che il filosofo attribuiva
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agli esseri umani . Se il male morale è ovunque e l’uomo ne è respon-
sabile, significa semplicemente che l’uomo ha occupato il posto di Dio
e la teodicea si trasforma, secondo il neologismo di Jankélévich, in
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antropodicea , ossia bene e male non sono se non cose che si riporta-
no esclusivamente a noi. La razionalizzazione delle tragedie del secolo
scorso, conferma il processo in atto.
Neiman analizza catastrofi differenti tra loro, come Lisbona, Hiro-
shima o gli attentati dell’11 settembre, e mostra che quando il male rag-
giunge i livelli massimi, come ad Auschwitz, le categorie morali che
nella vita comune ci servono per esprimere giudizi, vanno in frantumi.
Non avendo parametri in grado di razionalizzare gli eventi, la strategia
difensiva dell’uomo consiste nell’imputare alla natura la responsabilità Anno
12 S. NEIMAN, Evil in Modern Thought. An alternative History of Philosophy, Princeton University IV
Press, Princeton 2002. -
13 Cf. V. JANKÉLÉVICH, Il non so che è quasi niente, Marietti, Genova 1997. n.
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