Page 270 - orientamento I bozza
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Imparare dalla catastrofe. Riflessioni sul senso odierno del male e della prevenzione ambientale
quest’ultima un destino, senza intenzione ma in grado di annientarci.
L’astuzia consiste nel fare come se fossimo la sua vittima, pur essendo
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consapevoli che siamo la causa unica di ciò che succede» . Infatti, se il
catastrofismo illuminato punta a dividere l’umanità dalla propria vio-
lenza, facendo di quest’ultima un vero e proprio «destino», esso è effi-
cace nel realizzare un grande raggiro: convincere l’umanità del fatto che
essa è vittima e causa di quanto può accadere. L’intersezione del piano
morale con il catastrofismo naturale, ne esce se possibile ancor più
rafforzato, in quanto il riferimento al regno della Natura rappresenta
un’astuzia metafisica per sbarazzarsi di una parte di responsabilità del
male facendo di esso una fatalità, una trascendenza laica.
L’illusione che accompagna l’osservatore odierno è la stessa con cui si
ritengono le catastrofi passate «esperimenti di catastrofi», giammai reali ma
sempre «prove generali» in attesa di uno sconvolgimento planetario più
grande dei precedenti. Sicché, dinanzi alla catastrofe manteniamo due
alternative condotte, entrambe irreali e idealizzanti: (a) o si confida ottimi-
sticamente nella capacità risolutiva dell’uomo, in un’ultima sterzata che
evita l’impatto disastroso; (b) o si accetta fatalmente e con sottomissione
un destino di cui non ci sentiamo artefici. La prima possibilità è l’imme-
diata conseguenza del tracotante orgoglio metafisico moderno, dove tutto
ciò che costituisce finitezza dell’uomo è ridotto al rango di problema da
risolvere. Parimenti, se è la vulnerabilità delle infrastrutture, il numero di
danni e gli effetti sulle istallazioni umane, il parametro che misura la dimen-
sione delle catastrofi, s’immagina che migliorando la sicurezza delle istalla-
zioni, o eliminandole del tutto, si elimini anche la catastrofe. Ciò compor-
ta la derealizzazione dell’evento catastrofico: mentre si confida nell’ade-
guatezza delle misure cautelative, e nel fatto che tutto possa volgersi al
meglio grazie alla nostra volontà e capacità, ogni allarmismo diventa infon-
dato. Questo è l’ostacolo più insormontabile per la posizione del catastro-
fismo illuminato – l’atteggiamento in grado di proteggerci da noi stessi.
Più articolato è il percorso che giunge ad accettare la seconda ipotesi.
L’eccessiva moralizzazione della catastrofe, intesa come un qualcosa d’ine-
vitabile e giusto, la moneta con cui la natura ripaga le nostre colpe ambien-
tali, spesso dimentica che l’universo fa semplicemente il suo corso. Biso-
gna dunque concludere che le catastrofi fanno parte dell’orizzonte natura- Anno
le degli eventi e che il principio di precauzione ha delle basi più solide di IV
15 J.P. DUPUY, Piccola Metafisica degli tsunami, cit., p. 111. -
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