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Fame nel mondo e opzione OGM
Intanto sottolineiamo che la produzione mondiale di derrate alimenta-
FOCUS ri, oggi disponibile, non è realmente insufficiente, piuttosto è molto
mal distribuita. Come ha affermato pochi anni addietro anche l’ex
Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, l’attuale produ-
zione agricola della Terra, se usata in modo razionale, può nutrire il
doppio della odierna popolazione della Terra, cioè dodici miliardi di
persone. Forse sarà eccessivamente ottimistico, ma è un’opinione da
tenere in considerazione. Leggiamo ancora il recente parere di due
esperti, Pinstrup-Andersen e Fuzhi Cheng: “Si potrebbe pensare che
alla radice del fenomeno [fame nel mondo – n.d.r.] ci sia un’insuffi-
ciente produzione di cibo. Non è così: il mondo è inondato di cibo […]
la produzione alimentare mondiale è sufficiente a coprire il fabbisogno
energetico e proteico di tutti gli abitanti del pianeta […] Il principale
motivo per cui fame e carenze alimentari continuano ad affliggere il
pianeta è la povertà: milioni di famiglie non possono permettersi di
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acquistare cibo nutriente o le attrezzature agricole per produrlo” . Il
messaggio è chiaro: c’è cibo sufficiente ma è mal distribuito. In gene-
rale si può asserire che le popolazioni povere non possono accedervi
per motivi economici, né per acquistarlo, né per produrlo. Rimanendo
comunque sul piano, discutibile, delle rese agricole, si evince subito la
consapevolezza che “produrre di più” costituisce il risultato dell’intrec-
ciarsi di numerosi fattori, quali il clima, la disponibilità di acqua, la pos-
sibilità di poter acquistare sementi adatte e fertilizzanti, la qualità del
suolo, la capacità degli agricoltori di seguire delle buone pratiche agri-
cole. Forse si dovrebbe, piuttosto, cercare di “produrre meglio” …
Sostenere che l’ingegneria genetica fornirà a breve piante capaci di
superare tutte le sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla stessa
capacità produttiva intrinseca delle piante, sembra per lo meno inge-
nuo, se non mistificatorio. Oltretutto sarebbe solo una delle risposte
necessarie e comunque raggiungibile anche attraverso altre strade, nelle
quali non esiste il “cappio al collo” del brevetto, che tutela gli organi-
smi transgenici prodotti dalle multinazionali biotech e che si traduce in
prezzi più elevati per le sementi. Sono profitti a cui i produttori non
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intendono rinunciare nemmeno nel Terzo Mondo . Il mercato mon-
diale di questi prodotti agricoli diventerebbe di tipo oligopolistico, con
Anno
IV
14 Pinstrup-Andersen P. e Cheng F. 2007 – Dove vince la fame, Le Scienze, 471: p. 66
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15 Hoag, H. 2003 - Biotech Firms Join Charities in Drive to Help Africa’s Farms, Nature, 422: p. 246
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