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Fame nel mondo e opzione OGM



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               via di sviluppo” . La prosa è veramente esemplare e ben sintetizza il
        FOCUS tentativo di mischiare realtà e fantasia, fatti e speranze. Emblematico è
               l’uso del tempo presente, quando i nostri “esperti” affermano che gli
               OGM “garantiscono“ una serie di prestazioni, che in realtà sono quasi
               tutte ancora da dimostrare. Infatti le colture transgeniche attualmente
               in commercio (in particolare ci interessano soia e mais per il nostro
               discorso), non producono di più (come vedremo più avanti portando
               fatti ben precisi), non hanno bisogno di meno acqua, non richiedono
               meno concimi chimici. Sul discorso della riduzione dei pesticidi (diser-
               banti per la soia e il mais e antiparassitari per il mais) c’è del vero solo
               in alcuni casi, anche se nuovi dati stanno dimostrando che tale proces-
               so, certo positivo, sembra soggetto a una inversione. Da ultimo questo,
               come altri interventi propagandistici, sottacciono del tutto un fatto rile-
               vante: mentre negli USA durante gli ultimi decenni l’uso di agrofarma-
               ci è rimasto alto, nell’UE si è avuta una contrazione del 25%, pur lavo-
               rando con colture convenzionali. Ciò dimostra che in molti casi si pos-
               sono benissimo ottenere gli stessi risultati perseguiti tramite l’uso degli
               OGM, attraverso vie diverse. Va notato, infine, che Cascioli e Gaspari
               sembrano ignorare che non basta disporre a livello sperimentale di
               piante ingegnerizzate capaci di produrre di più o di poter crescere in
               ambienti con poca acqua. Questo è solo il primo passo. Poi bisogna
               dimostrare che tali piante producano alimenti salubri, che non siano
               troppo deboli (ad esempio molto soggette a certi parassiti), che non
               creino nuovi problemi ambientali, ecc. In altre parole, prima dell’im-
               missione in commercio, bisogna escludere la presenza di effetti collaterali non
               voluti. In più, bisogna verificare che, una volta commercializzati, non
               emergano altri problemi imprevisti, che possono portare all’insuccesso
               del prodotto. Chi fa vera informazione non dovrebbe basarsi solo sulle
               notizie lasciate filtrare dalle varie aziende del settore, come la Monsan-
               to, o citando documenti che apparentemente sono il frutto del lavoro
               di qualificate Società Scientifiche, ma che, in realtà, sono stati elabora-
               ti da pochi loro esponenti e non sono mai stati approvati in modo uffi-
               ciale da tutti gli aderenti a tali Società (anche se così viene fatto crede-
               re ai lettori). Un terzo esempio di propaganda ci viene fornito da quan-
               to affermato perentoriamente in un documento della Associazione
               Americana dei coltivatori di soia, dove leggiamo che la soia GM, chia-
         Anno
         IV
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               9 Cascioli R. e Gaspari A., Le bugie degli ambientalisti, PIEMME, Casale Monferrato, 2004, pp. 118-9
         n.
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