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Fame nel mondo e opzione OGM
fronte a questo quadro alcuni commentatori, più o meno esperti,
FOCUS hanno affermato che la soluzione risiede nell’aumento della produzio-
ne agricola, ritenuta insufficiente. È una risposta molto generica, che
non tiene conto di fattori come la speculazione o il lievitare del prezzo
del carburante. Al di là del fatto che tale aumento è possibile attraver-
so varie vie, bisogna chiedersi se qui risieda il vero problema, quello più
importante che sta a monte dell’attuale crisi. Dobbiamo quindi affron-
tare il secondo livello di cui abbiamo parlato prima. In realtà il flagello
della fame non ha origine dalla carenza reale di alimenti, ma deriva dalla
povertà esistente nei paesi del Terzo Mondo, in cui esistono, e sono in
costante crescita, forti contraddizioni e gravi situazioni di degrado.
Anche la parziale autosufficienza alimentare diventa sempre più pro-
blematica e rara in questi contesti. Ad esempio paesi come l’Etiopia e
lo Zimbabwe, in passato dotati di importanti risorse agricole, oggi sono
in gravissime difficoltà, nel primo caso per motivi legati a cambiamen-
ti climatici, ma anche al flagello della guerra con l’Eritrea, conclusasi
alcuni anni fa, nel secondo per motivi derivanti da un regime politico
dispotico, predatore e incapace, che ha gettato nel caos la nazione. E’
inoltre noto che il 78% dei bambini denutriti, di età inferiore ai cinque
anni, vive in Paesi dove esiste o, per lo meno è esistita, paradossalmen-
te, una sovrapproduzione nel settore agricolo (l’India, ad esempio, è
stato a lungo un esportatore netto di cereali, avendo al contempo una
popolazione con gravissime carenze nel campo dell’alimentazione).
Ancora: dobbiamo ricordare che negli Anni Ottanta c’era un surplus
alimentare a livello mondiale, ma non per questo il problema della fame
aveva visto sostanziali miglioramenti della situazione. La causa della
grave denutrizione cronica risiede nel fatto che molte popolazioni sono
del tutto prive di risorse economiche con l’ovvia conseguenza di non
avere accesso al cibo in quantità e qualità soddisfacente. Ad esempio i
livelli di povertà rurale nei paesi in via di sviluppo sono tra il 50 e il
70%. C’è un altro aspetto da considerare: la maggior parte dei cereali
viene usata per alimentare il bestiame. Il problema – come già osserva-
to - si è acuito adesso, con l’aumento della richiesta di carne sul mer-
cato mondiale da parte di popoli “emergenti”, come cinesi e indiani,
ma esiste da tempo. Nel mondo ci sono circa 1,3 miliardi di bovini che
occupano, direttamente o per le colture necessarie a nutrirli, quasi un
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quarto della superficie terrestre, il che dovrebbe far meditare noi occi-
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dentali. Da decenni il 70% di granaglie coltivate negli USA servono per
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