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Il riciclaggio del denaro di provenienza illecita connesso alla gestione dei rifiuti ferrosi
riguarda l’effettivo controllo dei materiali che vengono importati per
essere riutilizzati come materie prime seconde.
I motivi ispiratori della legge vanno ovviamente ricercati nel fatto
che l’industria siderurgica italiana, decima nel mondo e seconda in
Europa dietro la Germania e davanti, nell’ordine, a Francia, Spagna e
Regno Unito, è ancora oggi per dimensione e qualità uno dei settori più
rilevanti dell’economia nazionale (100 mila occupati tra diretti ed indi-
retti, 34 miliardi di Euro di fatturato). Nel 2004 nel nostro paese si
sono prodotte 28,3 milioni di tonnellate d’acciaio grezzo (+ 5,6%
rispetto al 2003) utilizzando circa 16 milioni di tonnellate di minerali di
ferro (100% import) e oltre 21 milioni di tonnellate di rottame, di cui
oltre un terzo d’importazione.
Però, a proposito dei pericoli legati all’interesse in essere da parte
della criminalità organizzata nel settore dei rottami ferrosi e della dere-
gulation del loro sistema di gestione, appare utile richiamare il seguen-
te stralcio del documento “Traffico illecito di materiali radioattivi” che
il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (NOE) il 6 ottobre
1999 consegnò alla Corte di Cassazione, in occasione della seconda
giornata dell’Ambiente:
“Le considerevoli quantità di materiali radioattivi accumulate nelle strutture
industriali tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 ed il concomitante dis-
sesto delle organizzazione governative dei Paesi dell’est europeo, nonché i rilevanti
incidenti nucleari verificatesi all’estero, sono fattori che hanno favorito la nascita e
lo sviluppo di traffici illeciti di materiale contaminato da sorgenti radioattive.
In particolare l’importazione di ingenti quantitativi di rottami metallici e mate-
riale ferroso che entrano nel nostro territorio, destinati per buona parte alle fonderie
del nord, diventa oggetto di attenzione da parte delle organizzazioni criminali
nazionali ed internazionali, al pari dei traffici abusivi di armi e stupefacenti. Come
già emerso dalle indagini sul traffico dei rifiuti pericolosi ed urbani in diverse regio-
ni italiane, è lecito presumere l’interessamento delle predette organizzazioni, meglio
note come “ecomafie”, che in virtù di una grande disponibilità finanziaria capace di
organizzare trasporti e smaltimenti al di fuori di ogni controllo ed avvalendosi di
professionisti insospettabili che fungono da anello di raccordo tra coloro che si devo-
no disfare dei rifiuti radioattivi e chi materialmente rende operativo lo smaltimento
illegale, ne traggono lucrosi profitti illeciti a tutto danno dell’ambiente e della salu-
te dell’intera collettività.
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Le notevoli quantità di materiali radioattivi accumulate nelle strutture indu-
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striali dell’Est europeo, hanno generato una classe di intermediari/faccendieri che
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