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Necessità di un approccio globale per valutare gli OGM
Non tutto ciò che è scientificamente realizzabile può essere vantaggio-
so nella sua applicazione pratica, su larga scala (e ci limitiamo all’aspetto FOCUS
dell’utilità, senza entrare in altri campi). Se in alcune aree della Terra la
produzione di OGM non crea problemi, in certe nazioni o in certe zone
può essere più opportuno individuare strade alternative agli OGM o sce-
gliere tra questi i più compatibili con il contesto locale. In altri casi, anche
se il mercato interno risulta in prevalenza avverso agli OGM, si può per-
correre una via intermedia. Infatti, se esistono le condizioni agronomiche
ed ecologiche opportune, oltre a una convenienza economica per il
mondo agricolo (ampi spazi, estese proprietà fondiarie, assenza nelle aree
limitrofe di piante selvatiche geneticamente affini a quelle ingegnerizzate,
mercato estero recettivo verso questi prodotti, ecc.), ci si può indirizzare
principalmente verso la sola produzione rivolta ad altre nazioni.
Considerando tutti questi aspetti le risposte alla domanda sui costi/bene-
fici degli OGM possono variare a seconda che si parli delle nazioni euro-
pee, di quelle industrializzate extraeuropee (USA, Canada, Australia, ecc.)
o di quelle dei Paesi che si trovano a vari livelli sulla via dello sviluppo.
Dopo aver delineato la cornice di riferimento, utile per inquadrare il
tema delle agrobiotecnologie, analizziamo alcuni punti specifici.
In primo luogo riteniamo necessario fare chiarezza sulla definizione
“Organismi Geneticamente Modificati”. A rigore di logica, lo stesso ter-
mine OGM, se non fosse entrato definitivamente nel linguaggio comune,
andrebbe sostituito, dato che è troppo generico. Infatti tutti gli esseri
viventi sono stati “geneticamente modificati” nel corso dell’evoluzione.
Inoltre, anche volendo mantenere questo termine, bisogna ricordare che
sotto la dizione “OGM” si comprendono organismi molto diversi tra
loro. Di recente un ricercatore norvegese, Kaare Nielsen ha affrontato
1
questo argomento con molta lucidità. Così scrive: «Gli organismi mutati,
nei quali è stato introdotto il materiale ereditario (cioè genetico) prove-
niente da un altro organismo, sono definiti come transgenici oppure orga-
nismi geneticamente modificati (OGM). L’uso molto comune di questi
termini, basati sul processo, ha portato a sottovalutare elementi come l’origi-
ne,l’ampiezza e la novità delle modificazioni genetiche introdotte negli
OGM». A tale proposito una pianta transgenica “semplice”, come il mais .1
Bt, nota Nielsen, reca inserito DNA proveniente da quattro diversi ceppi oI-n
batterici, da un virus (CaMV) e dal riso. Tutto ciò ha provocato, specie tra n
n
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