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Necessità di un approccio globale per valutare gli OGM


            quella indicata nella notifica dei produttori. Gli Autori hanno addirittura

      FOCUS  proposto di usare gli OGM come modello ottimale per studiare tali feno-
            meni, dato che gli organismi transgenici, rispetto a quelli convenzionali,
            sono caratterizzati, a loro parere, da una rilevante fluidità del genoma. Tale
            valutazione riguarda gli attuali OGM, la cui produzione si basa su una tec-
            nologia contenete passaggi problematici. Il futuro ci dirà se queste diffi-
            coltà potranno essere superate. Al momento, comunque, servono control-
            li sistematici da parte di enti terzi, cioè pubblici, che seguano e analizzino
            gli OGM già sul mercato anche sotto questo profilo, indipendentemente
            da quanto viene fatto dalla aziende produttrici.
               Vediamo adesso un altro punto che riguarda le piante, quali mais e
            cotone, ingegnerizzate con un gene del Bacillus thuringiensis, che codifica
            per la sintesi di un gruppo di proteine chiamate Cry. Le proteine Cry sono
            tossiche per alcuni insetti, come piralidi, moscerini, mosche, scarafaggi, in
            quanto provocano emorragie interne, ma sono quasi tutte innocue per gli
            animali superiori e per l’uomo, anche se esistono eccezioni (ad esempio la
            Cry9C è potenzialmente allergenica per l’uomo). Come abbiamo visto,
            esiste la possibilità che un uso massiccio e diffuso di questa tossina natu-
            rale selezioni una popolazione resistente di insetti parassiti. Per evitare
            questo, le colture Bt devono avere delle zone-rifugio, con estensione dal
            20% al 50% rispetto all’area totale della piantagione, dove va coltivato
            mais o cotone convenzionale. Purtroppo questi accorgimenti rischiano di
            non essere sempre seguiti, specie nel Terzo Mondo, dove i controlli sulla
            gestione delle colture sono meno efficaci. Ma, anche osservando scrupo-
            losamente le regole agronomiche opportune per evitare l’insorgenza di
            insetti resistenti, sorgono dei problemi. Infatti in certi casi la convenienza
            economica risulta assai dubbia, data l’estensione delle aree di rifugio, che
            non dovrebbero essere soggette a trattamento antiparassiti, almeno per un
            periodo della stagione (nel calcolo complessivo non va dimenticato che le
            sementi brevettate costano anche molto di più di quelle convenzionali).
            Inoltre la creazione di tali aree diviene complicata e difficile in zone agri-
            cole caratterizzate da una forte frammentazione della proprietà fondiaria,
            come è il caso dell’Italia. A margine di tutto ciò, con riferimento al solo
            mais Bt, è opportuno fare alcune puntualizzazioni, basate sui dati speri-
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            mentali, in merito a una recente polemica scientifico-mediatica. Infatti da
            anni, a varie riprese, alcuni esponenti del mondo della ricerca italiana
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