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Necessità di un approccio globale per valutare gli OGM


            tano a piante che crescono di più e più in fretta, ma che non hanno neces-
            sariamente la capacità di produrre o assorbire nutrienti con la stessa velo-  FOCUS
            cità». Naturalmente sia i dati, sia la stessa spiegazione fornita da Davis
            richiedono di essere confermati. Ma, in tal caso, sarebbe forse opportuno
            chiedersi se tutto ciò non suggerisce nulla circa alcuni effetti imprevisti che
            potrebbero manifestarsi negli OT, o almeno in molti fra essi. Infatti si trat-
            ta di organismi costruiti per fornire prestazioni di vario tipo, estranee alla
            pianta nella sua condizione normale. Non stiamo forse portando agli
            estremi limiti certi aspetti assai discutibili dell’agricoltura sviluppata in
            questi ultimi decenni? Non sarà forse il caso di fermarsi e riflettere, prima
            di riprendere la corsa verso la creazione di nuove cultivar?
               Infine un ultimo aspetto concernente le ricadute negative dell’agricol-
            tura ingegnerizzata, ipertecnologica e industrialistica. Anche qui ci limitia-
            mo a una domanda. Come si pensa di poter conciliare il fenomeno di
            “bracciantizzazione” degli agricoltori, inevitabile nel progetto delle multi-
            nazionali del transgenico, con la salvaguardia del ruolo polifunzionale del-
            l’agricoltore italiano, che non può essere solo un produttore di alimenti
            per uomo e animali, ma che svolge anche altre importanti funzioni, lega-
            te pure alla identità nazionale?
               Si tratta di funzioni essenziali in certi contesti, che consistono nel:
               1. presidio e manutenzione del territorio,
               2. conservazione dell’assetto idrogeologico,
               3. difesa del paesaggio,
               4. tutela della flora e della fauna,
               5. conservazione della biodiversità,
               6. creazione di spazi ad uso ricreazionale,
               7. conservazione degli aspetti culturali tradizionali del territorio rurale,
               8. mitigazione degli effetti ambientali negativi prodotti da altre attività
                  produttive o di consumo.
               Tali funzioni sono il risultato di un lungo processo di sedimentazione
            storica, che investe vari settori, economico, etnico, ecologico, agronomi-
            co, ecc., che hanno raggiunto un equilibrio particolare. Alterarlo profon-
            damente comporterebbe pericolose ricadute negative in altri ambiti, oltre
            che introdurre una inaccettabile omologazione del nostro patrimonio rurale     .1
            a modelli del tutto estranei.                                                  oI-n
               Come si nota, rimangono ancora molti problemi irrisolti, che vanno          n
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