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Agricoltura italiana e OGM: coesistenza possibile o incompatibilità?


            OGM debba avvenire nel rispetto di regole tecniche (la cosiddetta coesi-
            stenza), volte a limitare il rischio di recare danni economici alle preesisten-  FOCUS
            ti coltivazioni convenzionali e biologiche. Il fatto che l’impiego degli
            OGM non possa essere vietato, non è, tuttavia, da ritenere talmente signi-
            ficativo da far prevedere che ciò sarà sufficiente a renderne automatico
            l’utilizzo da parte dei nostri agricoltori. È, infatti, indispensabile che,
            prima di procedere in tal senso, gli stessi agricoltori operino attente valu-
            tazioni riguardo alle numerose e complesse implicazioni connesse ad una
            scelta di questa natura.


            La diffusione delle coltivazioni transgeniche e le colture interessate
               La coltivazione di piante transgeniche è un fenomeno di recente intro-
            duzione, ma di rapida diffusione, come si può desumere dall’esame dei
            dati ISAAA, dai quali risulta che le superfici investite a tali colture sono
            passate da 1,7 milioni di ettari nel 1996 a 81,0 milioni di ettari nel 2004.
               Il forte incremento delle superfici coltivate non è stato, tuttavia, accom-
            pagnato da una altrettanto significativa diffusione. Le coltivazioni transge-
            niche si concentrano, infatti, per il 98% in soli sei Paesi: Stati Uniti
            d’America (47,6 milioni di ettari, pari al 59% sul totale); Argentina (16,2
            milioni di ettari; 20%); Canada (5,4 milioni di ettari; 6%); Brasile (5,0
            milioni di ettari; 6%); Cina (3,7 milioni di ettari; 5%); Paraguay (1,2 milio-
            ni di ettari; 2%).
               La forte concentrazione e la limitata diffusione rilevata per le superfici
            coltivate trova ampio riscontro nel ridotto numero di specie - appena
            quattro - che sono state interessate da coltivazioni transgeniche e che
            hanno trovato impiego su larga scala: soia, mais, cotone e colza.
               Tra esse, la più diffusa è stata la soia cui, nel 2004, sono stati destinati
            il 60% degli ettari interessati da coltivazioni transgeniche. Seguono il mais
            con il 23%, il cotone con l’11% ed il colza con il 6%.
               Le specie geneticamente modificate che hanno trovato largo impiego
            nelle attività di coltivazione si differenziano dalle relative specie conven-
            zionali per la capacità, indotta attraverso la transgenesi: di essere resisten-
            ti, all’impiego di taluni erbicidi disseccanti totali, altrimenti non utilizzabi-
            li; di produrre sostanze tossiche per alcuni insetti patogeni; di avere com-   .1
            binati i due caratteri di resistenza di cui sopra.                             oI-n
               Il tipo di carattere, in assoluto, più diffuso è stato quello della tolleran-  n
                                                                                           n
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