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Agricoltura italiana e OGM: coesistenza possibile o incompatibilità?


               Il progressivo spostamento verso modelli di sviluppo chiaramente

      FOCUS  orientati alla qualità dei prodotti ed all’adozione di tecniche colturali a
            basso impatto ambientale ha avuto riscontri positivi sul mercato interno
            ed estero.
               L’evoluzione della bilancia agroalimentare, fatti salvi i risultati non pro-
            priamente positivi registrati nel 2003, peraltro dovuti ad una congiuntura
            decisamente poco favorevole, ha evidenziato, nell’ultimo decennio, un
            andamento di lungo periodo decisamente positivo e tale da assumere
            carattere strutturale. Nel 2003, nonostante la succitata congiuntura nega-
            tiva, il commercio agroalimentare ha rappresentato l’8,7% del commercio
            totale nazionale ed il 7,1% dell’export italiano.
               Sul fronte interno la produzione agricola nazionale è trasformata per il
            70% dall’industria alimentare ed il valore della produzione agroalimenta-
            re che ne deriva rappresenta l’88% della spesa per consumi alimentari
            interni. Circa il 16% della produzione agricola italiana è costituito da pro-
            dotti con certificazione riconosciuta (DOP, IGP, Vini di qualità, prodotti
            biologici) e ciò, se da un lato conferma che tali prodotti non “sono” l’agri-
            coltura italiana, dall’altro lato, rende evidente che essi ne costituiscono il
            vessillo ed il traino.
               Da rilevare, infine, che i prodotti degli OGM, potenzialmente coltiva-
            bili in Italia (mais, soia, colza) sono, principalmente, destinati alla produ-
            zione di mangimi e non di alimenti, ossia si riferiscono ad un settore per
            il quale il nostro Paese è strutturalmente deficitario come dimostrano i
            dati relativi alla nostra bilancia commerciale, sulla quale le importazioni di
            mais e soia (in semi e panelli) pesano per circa 1,4 miliardi di euro a fron-
            te di esportazioni per appena 167 milioni di euro. È evidente che una
            situazione di questo genere non può, in nessun caso, essere migliorata con
            l’introduzione delle attuali coltivazioni transgeniche che, peraltro, tra le
            loro caratteristiche non hanno quella di assicurare risultati produttivi
            superiori rispetto alle coltivazioni tradizionali.


            Le caratteristiche della domanda e l’atteggiamento del consumatore rispetto agli OGM
            Una analisi sulla convenienza economica per gli agricoltori italiani di pro-
            durre beni agro-alimentari, attraverso le coltivazioni transgeniche richiede
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            una riflessione che deve essere, non solo molto attenta, ma anche preven-
            tiva. Nel caso dei prodotti ottenuti da coltivazioni transgeniche la condi-
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