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Agricoltura italiana e OGM: coesistenza possibile o incompatibilità?


                  disseccanti totali;
               3) la necessità di riservare parte variabile tra il 20% ed il 50% dei terre-  FOCUS
                  ni alle coltivazioni non transgeniche, in caso di coltivazioni produt-
                  trici di tossine dannose per taluni insetti patogeni;
               4) la necessità di sostenere maggiori costi per l’acquisto di sementi
                  transgeniche sulle quali, come noto, gravano i diritti di brevetto dei
                  quali sono titolari le aziende produttrici.


            La compatibilità con il modello di sviluppo dell’agricoltura italiana - Negli ultimi
            quindici anni, complice anche la riforma delle misure di sostegno attuate
            nell’ambito della politica agricola comunitaria, l’agricoltura italiana ha, di
            fatto, “congelato” la propria produzione che, nel 2003, è risultata, in ter-
            mini reali, eguale a quella registrata nel 1990, assicurando, comunque, un
            grado di auto-approvvigionamento, pari al 90,8%. La suddetta evoluzione
            produttiva non rende, tuttavia, conto degli importanti cambiamenti che la
            nostra agricoltura è riuscita a realizzare nel corso degli ultimi dieci-quindi-
            ci anni, durante i quali si sono decisamente affermate scelte produttive
            orientate verso la qualità dei prodotti e la sostenibilità ambientale. A con-
            ferma di ciò si consideri che l’agricoltura italiana è prima in Europa per:
               1) numero di prodotti riconosciuti da marchi comunitari (145 DOP e
                  IGP), ai quali si devono aggiungere 470 vini a denominazione (30
                  DOCG; 314 DOC; 126 IGT) e 4.008 prodotti censiti come tradizio-
                  nali;
               2) le produzioni da agricoltura biologica, con il 34,6% delle aziende ed
                  il 24,2% delle superfici presenti nella UE a 15;
               3) la partecipazione alle misure agro-ambientali che, in Italia, interessa-
                  no il 7% delle aziende ed il 19,5% delle superfici.
               A ciò si aggiunga che, tra i Paesi OCSE, l’Italia è quella che, tra il 1985
            ed il 2001, ha fatto registrare le più forti riduzioni nell’impiego di sostan-
            ze chimiche in agricoltura. In particolare, l’impiego di fertilizzanti si è
            ridotto in Italia del 29,5% a fronte di un aumento del 24% negli USA, e
            di una diminuzione del 15,9% nel resto della UE; i consumi di fitofarma-
            ci e diserbanti sono diminuiti del 51,3% in Italia, del 24% nel resto della
            UE e dell’1,2% negli USA. Da rilevare, infine che, in Italia, nel periodo      .1
            compreso tra il 1999 ed il 2003 il consumo di prodotti fitosanitari classi-    oI-n
            ficati come molto tossici, tossici e nocivi si è ridotto del 33,5%.            n
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