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La ripresa della natura: le riflessioni del cinema su un concetto ambiguo
prensibile, arretra assieme agli indugi e le domande degli attori. Il regista
pare rammentarci l’impossibilità di personificare la natura, che rimane
sempre indifferente alle sofferenze dell’umanità tutta, ed è davanti ad una
natura meravigliosa ma impassibile che serpeggia un dubbio che senza
fine ci fa chiedere: chi sei tu, natura, per vivere sotto così tante forme?
Questa forma omogenea e coerente, questo velo di perfezione che l’uo-
mo cerca di creare ed al quale si aggrappa, si svela essere un simulacro,
poiché «questa natura nascosta dietro le apparenze non la vediamo mai
direttamente, l’incontriamo solo nella mediazione di una forma sovrappo-
sta ad essa che ci consente di trasformare il kaos delle impressioni sensibi-
li in un kosmos ordinato e comprensibile» [Bernardi, 21]. La natura è il ver-
tice della cultura ma anche il limite invalicabile in cui il paesaggio, quella
porzione di natura che scorgiamo, non è solo un oggetto di piacere ma
«sembra piuttosto una soglia che trascina l’uomo al di là di se stesso, verso
il suo trascendimento, e anche al di là del comune sapere, verso ciò che
appare inconoscibile» [Bernardi, 16].
Perché, dunque, parlare delle “definizioni” di natura presenti nel cine-
ma ed accostare l’ambiente alla macchina da presa? Si è notato che la pel-
licola rivaleggia con le riflessioni della cultura scritta ed orale; talvolta le
compendia e le catalizza senza voler essere l’equivalente visivo della scrit-
tura, ma semplicemente una differente forma espressiva che va ricono-
sciuta come tale. Ciononostante è ancora comunemente diffuso un fuor-
viante pregiudizio secondo cui l’“esperienza naturale” realizzabile attra-
verso la visione è sempre frapposta dallo schermo e quindi non valida,
non può possedere una portata veritativa ed un reale intento pedagogico.
C’è ancora un pizzico di repulsione a pensare che valide risposte non
siano più racchiuse soltanto nei libri ma anche nelle pieghe dell’immagine.
Ciò è ancora più insensato se consideriamo che il passaggio da molti
auspicato, da una conoscenza eminentemente “letteraria” dell’ambiente
ad una diretta, vissuta e partecipata, specialmente da ragazzi in età scola-
re, non si va assolutamente realizzando. Dalla perplessità non può di certo
nascere un effettivo cambiamento di politica o sensibilizzazione persona-
le al problema ambientale, o studio delle scienze naturali sotto una forma
che possa interagire con le altre espressioni culturali, cinema compreso. .1
Questa valutazione vuol essere principalmente un invito alla visione, a oI-n
percorrere una strada che da qui può solo prendere le mosse e spingere n
n
A
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