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Il bosco, Pan e l'universo
nostri occhi il bosco come luogo ideale della vita, dove milioni d’anni fa
un primate esitante provò a scendere a terra dall’albero ch’era la sua tana
per iniziare, col bacino non del tutto adattato, barcollante pauroso affa-
mato, quel cammino di bipede che ci ha portato a costruire il mondo
attorno a noi secondo i nostri disegni, splendidi, titanici, capaci di
costruire le torri svettanti al cielo, capaci anche di farle crollare nel san-
gue e nei gemiti dell’uomo.
Sarà forse per questa ragione d’etologia umana, che mille e mille anni
fa, il bosco risonava di danze, di canti, di vita pulsante e forte, si popola-
va di dei, semidei, di donne dei lupi, degli uomini-capri, delle ninfe fatte
d’acqua e di muschio, dalle silfidi fatte di fuoco e di forza creatrice: vive-
va viveva viveva... Oggi, forse per questo, abbiamo riscoperto il bosco
nostalgicamente, paranoicamente, con tutti mezzi della scienza. Lo voglia-
mo ritrovare. A pensarci a freddo, se non si pensa a quei canti, al brivido
panico, alla coscienza del tutto, alla nostra origine, è tutto molto poco pra-
tico: la ragione produttiva, quella del nostro ventre, quella che è soltanto
strumento per trovar cibo come il grugno del porco (solo un po’ più raf-
finato), ci parla soltanto di redditività, di sostituire le piante con altre più
sfruttabili, di irreggimentare, addirittura eliminare il bosco quando non
serve.
Verde e bruno del bosco. Pietre rami secchi humus, alberi cespugli erba,
microbi insetti rettili anfibi mammiferi, l’uomo. E tutto nel bosco, che si
colora col sole, variando le luci e le ombre nella giornata, col lento anda-
re dell’arco solare. Cangiante ed uguale. E ci si perde, a guardarlo, si resta
incantati. Incantati, incantati, anche se non sappiamo più dare a questa
parola il suo senso vero di fascino transumanante, di visione globale, di
rottura del mondo geometrico e chimico e fisico e fatto di pezzetti.
Incanto, visione al di là delle categorie spazio-temporali. Anche questo è
il bosco, non solo una realtà biodinamica organizzata da Eros e Thanatos,
dal travaglio del sopravvivere.
Pan, che danza con le stagioni
A tratti, insomma vivendo nel bosco, vivendo il bosco, l’uomo coglie
un’altra verità, forse un’altra faccia della verità: il mondo non è più l’ordi-
A
n
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nato, geometrico mondo delle scienze, della tecnica, ma assume l’aspetto
danzante, inebriato dall’armonia in movimento, che ha in sé la vertigine, il
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