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Il bosco, Pan e l'universo


            senso del gioco, anche con i suoi lati paurosi. Questo cosmo al di là del
            quotidiano si impersonava per gli antichi popoli mediterranei in Pan, dio
            pastore, trasgressivo e iroso, ma anche datore di vita e di gioia selvaggia,
            folleggiante e demiurgo, re e regina, femmina e maschio, umano e bestia-
            le con le sue gambe di capro…
               Ma è il diavolo della nostra tradizione? Certo non è il diavolo teolo-
            gico, il male assoluto. Ma, credo, la strega che partecipava alla danza del
            Sabba, ebbra al banchetto, danzante al parossismo e allo sfinimento,
            pronta al sesso e alla morte, non amava il male metafisico, ma l’energia
            senza limiti, possente ed inebriante, anche nel suo aspetto che turba. “Il
            panico, lo stupro, l’incubo, la malia delle ninfe, la sincronicità, sono fatti
            oscuri che  si rivelano governati dal potere di Pan; perché il dio possa
            operare in noi bisogna ritrovare uno stato diverso di percezione e di
            esperienza”. 1
               In una delle opere più importanti del fantastico e del weird, A. Machen,
            Il grande dio Pan, di rara potenza descrittiva, la natura da un momento
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            all’altro può letteralmente irrompere e schiacciare psicologicamente l’esse-
            re umano. Pan rappresenta la mostruosa divinità della natura, la cui semplice visio-
            ne induce alla pazzia. Machen trascina il lettore con tensione crescente fino all’orrore
            finale, portando alla luce le terribili potenzialità delle teorie darwiniane sulla selezione
            delle specie. L’orrore cosmico che genera il panico, i terrori dei bimbi, le
            angoscie immotivate, sono l’altro aspetto di Pan, l’aspetto che affiora
            quando il nostro io risveglia i mostri dell’id ruggenti al fondo del nostro
            essere.
               Pan è solare e felice dunque, ma quando la notte colora il bosco di buio
            e di suoni arcani, affiora il lato tremendo, notturno appunto. 3
               Quante volte, addentrandoci nel bosco, lo sentiamo presente in noi,
            con la sua istintività ctonia, e la sua divinità celeste?
               Quante volte il bosco, il mondo, che assurdo si diversifica in mille
            forme, mille procedure, mille modi di essere (gli insetti da soli formano
            300.000 specie!) sembra la danza dolce al meriggio di luglio orgiastica e
            folleggiante nel temporale ventoso, di un Pan onnipotente?
               La gioia di vivere e il terrore nella notte: Pan, per l’appunto. Che ci
            risparmi il pànico, di fronte ai risvolti oscuri dell’universo! dice il cantore degli  .1
            uomini e degli dei, Orfeo. Che ci doni soltanto il brivido gioioso della cammina-  oI-n
            ta nel bosco!                                                                  n
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