Page 243 - 0848_boiardi_interno.qxp
P. 243
Il bosco, Pan e l'universo
Alla sera, quando Pan ritorna dalla caccia,
suona mollemente i suoi motivi sulla zampogna, dolcemente.
Nemmeno gli uccelli dalla voce di miele cantano come lui.
A quell’ora le ninfe voce-chiara gli si mettono accanto,
movendosi armoniose nella danza, presso una fonte,
mentre Eco rincorre i suoni sulle vette dei colli.
Sulle spalle il dio porta una pelliccia di lince
e gode ad intonare motivi dai toni alti,
in qualche zona umida
dove nell’erba crescono qua e là crochi e profumati giacinti. 5
E nel bosco, tra il viluppo dei rami, sulle sponde dei ruscelli sotto gli
alberi si realizza il mistero della vita quotidiana intessuta di desiderio di
immenso, di assoluto e di atti consueti e ordinari: c’è tutto Pan in ciascu-
no di noi, un atomo di quella forza creatrice e ordinatrice, un guizzo del-
l’istinto libero folleggiante, dell’eterno bianco e nero, cerchio e croce della
vita.
Si racconta da Plutarco che, durante il regno di Tiberio, un marinaio
che navigava nel Mediterraneo, udì una voce misteriosa e possente che
proclamò, riempiendo il cielo:
Il grande Pan è morto! Il grande Pan è morto! Il grande Pan è morto!
Calm, of old, the bark went onward,
When a cry more loud than wind,
Rose up, deepened, and swept sunward
From the piled Dark behind;
And the sun shrank and grew pale,
Breathed against by the great wail -
“Pan, Pan is dead”. 6
Ma Pan non morrà mai, finché l’uomo non diventerà una macchina,
7
un computer gelido.
Andiamo al bosco, alla selva mediterranea - alberi svettanti, rampican- .1
ti ambiziosi - alla sua armonia fatta di molte vite che si amano, si aggredi- oI-n
scono, si associano, che riescono a vivere, fatta di suoni e colori, che sono n
n
A
SILVÆ 247