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Il bosco, Pan e l'universo




            Alla sera, quando Pan ritorna dalla caccia,
            suona mollemente i suoi motivi sulla zampogna, dolcemente.
            Nemmeno gli uccelli dalla voce di miele cantano come lui.
            A quell’ora le ninfe voce-chiara gli si mettono accanto,
            movendosi armoniose nella danza, presso una fonte,
            mentre Eco rincorre i suoni sulle vette dei colli.
            Sulle spalle il dio porta una pelliccia di lince
            e gode ad intonare motivi dai toni alti,
            in qualche zona umida
            dove nell’erba crescono qua e là crochi e profumati giacinti. 5

               E nel bosco, tra il viluppo dei rami, sulle sponde dei ruscelli sotto gli
            alberi si realizza il mistero della vita quotidiana intessuta di desiderio di
            immenso, di assoluto e di atti consueti e ordinari: c’è tutto Pan in ciascu-
            no di noi, un atomo di quella forza creatrice e ordinatrice, un guizzo del-
            l’istinto libero folleggiante, dell’eterno bianco e nero, cerchio e croce della
            vita.
               Si racconta da Plutarco che, durante il regno di Tiberio, un marinaio
            che navigava nel Mediterraneo, udì una voce misteriosa e possente che
            proclamò, riempiendo il cielo:
               Il grande Pan è morto! Il grande Pan è morto! Il grande Pan è morto!


            Calm, of old, the bark went onward,
            When a cry more loud than wind,
            Rose up, deepened, and swept sunward
            From the piled Dark behind;
            And the sun shrank and grew pale,
            Breathed against by the great wail -
            “Pan, Pan is dead”. 6


               Ma Pan non morrà mai, finché l’uomo non diventerà una macchina,
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            un computer gelido.
               Andiamo al bosco, alla selva mediterranea - alberi svettanti, rampican-     .1
            ti ambiziosi - alla sua armonia fatta di molte vite che si amano, si aggredi-  oI-n
            scono, si associano, che riescono a vivere, fatta di suoni e colori, che sono  n
                                                                                           n
                                                                                           A
                                                                           SILVÆ         247
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