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La sicurezza ambientale in ambito urbano e l’attività del Corpo Forestale dello Stato


            essere prodotto facilmente con l’energia solare) costituisce il 65,8% dei
            consumi energetici; nel settore domestico, addirittura l’85%. In gran parte,
            si tratta di produzione di acqua calda, per la quale più di un terzo delle
            famiglie italiane ancora usa scaldabagni elettrici. In pratica, in tal modo
            bruciamo un combustibile in una grande centrale elettrica, del cui calore
            prodotto ad alta temperatura solo il 30-45% viene trasformato in elettri-
            cità, mentre il restante 55-70% viene dissipato con i fumi attraverso i
            camini e le acque di raffreddamento. Poi, circa il 5-10% dell’energia elet-
            trica prodotta viene dispersa negli elettrodotti. Ciò che rimane lo ritrasfor-
            miamo in calore a bassa temperatura nello scaldabagno. In tal modo viene
            utilizzato un combustibile per produrre calore ad altissima temperatura,
            disperdendo più del 70% per avere calore a bassa temperatura che potreb-
            be facilmente essere ottenuto direttamente dal sole o dal gas metano o
            dalle biomasse (es. cippato di legno, pellets, etc.). Così, la quantità di ener-
            gia elettrica utilizzata per la produzione di acqua calda è cresciuta negli
            ultimi 10 anni del 16%. In Italia, quindi, c’è sempre stata e permane una
            sostanziale difficoltà di applicare politiche di gestione della domanda fina-
            le di energia, in particolare per il settore elettrico.
               Secondo i dati diffusi dal Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale
            (GRTN) su base provinciale, la domanda di energia elettrica per usi dome-
            stici, che è in Italia tradizionalmente contenuta, sta registrando negli ulti-
            mi anni una crescita costante: il consumo pro capite di energia elettrica
            per uso domestico, dopo l’incremento del 4,5% avvenuto tra il 1996 ed il
            2000, i consumi hanno registrato negli anni a seguire una nuova impenna-
            ta ed aumentano del 2,3% (con punte del 10% a Bologna, e dell’ 8% ad
            Aosta e Viterbo), mentre le uniche 7 città che hanno ridotto i consumi
            sono state Trieste (-4%), Bolzano (-3%), Cremona (-3%), Foggia (-2%),
            Arezzo, Siena e Taranto (-1%).
               I consumi più elevati, ad eccezione di Sassari, si sono registrati nel
            Centro-Nord mentre i consumi più contenuti sono ad appannaggio delle
            città del Sud. Un’alta percentuale di comuni (42%) si distribuisce intorno
            al valore medio di 1.000 kWh/abitante.
               Tutta la normativa italiana prodotta in questi ultimi anni ignora com-
            pletamente l’efficienza di sistema e riguarda soprattutto l’efficienza dei     .1
            singoli impianti produttivi, in particolare l’efficienza di trasformazione     oI-n
            dell’energia termica prodotta da un combustibile in energia elettrica.         n
                                                                                           n
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