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La sicurezza ambientale in ambito urbano e l’attività del Corpo Forestale dello Stato


               L’incremento maggiore dell’abusivismo edilizio, nell’ultimo anno, si è
            registrato in Basilicata, poi in Umbria e in Puglia, fermo restando che la
            Campania e la Sicilia mantengono il non brillante primato di regioni con
            il più elevato indice di abusivismo edilizio in assoluto.
               La politica del condono ha purtroppo cadenza periodica: il primo con-
            dono edilizio è del 1985, seguito da un secondo nel 1994, sino all’ultimo
            del 2003; essa però è conseguenza logica della scarsa attenzione che le
            Amministrazioni Comunali pongono nel controllare il proprio territorio,
            sia nell’azione di prevenzione che nella volontà di ordinare il ripristino dei
            luoghi manomessi.
               Secondo Mario Cicala (Consigliere della Corte di Cassazione) «anche
            nelle zone ove la lotta all’abusivismo vanta qualche non irrilevante risulta-
            to positivo, la sproporzione rispetto all’entità degli illeciti rimasti impuni-
            ti è assai alta».
               Secondo la stessa fonte, in Sardegna sarebbero state eseguite, dopo il
            1985, ben 1.100 ordinanze di demolizione, distruggendo circa 300mila mc
            di volumetria abusiva ma questo risultato si confronterebbe con ben 2.858
            casi di abusivismo per quasi 740mila mc di volumetria complessiva nelle
            zone turistiche costiere ed altri 1.336 casi nelle zone agricole per oltre
            490mila mc di volumetria complessiva.
               È dunque evidente che l’azione di vigilanza e controllo urbanistico
            deve essere incrementata proprio per non arrivare alla politica del condo-
            no, che arriva “a case fatte”!
               Per le aree demaniali esiste un’incondonabilità totale (in quanto il
            costruito abusivamente appartiene comunque allo stesso demanio), men-
            tre per tutte le altre aree, anche per quelle vincolate, si può richiedere il
            condono, ma solo dopo avere ottenuto dal soggetto preposto tenuto alla
            tutela del vincolo il preventivo parere. In passato si è visto che gli introiti
            avuti con il pagamento degli oneri concessori sono stati di gran lunga infe-
            riori ai costi di urbanizzazione. Dice Maurizio Santoloci, illustre magistra-
            to ed ambientalista: «L’esperienza dei condoni precedenti ha dimostrato
            che i Comuni non sono neppure in grado di verificare se non sul piano
            meramente formale le domande presentate: pochissimi sono stati infatti i
            sopralluoghi ed i riscontri oggettivi che hanno consentito di valutare la      .1
            veridicità di quanto dichiarato dalle domande o che hanno consentito di        oI-n
            valutare l’incidenza rispetto ai vincoli. Esistono decine di migliaia di       n
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