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La sicurezza ambientale in ambito urbano e l’attività del Corpo Forestale dello Stato
colo intere categorie di beni ambientali, indipendentemente dalla selezio-
ne particolareggiata e specifica di alcune aree. E queste categorie di beni
ambientali sono tutte qui ricomprese. Il vincolo non è “puntiforme” come
era quello imposto con la precedente legge del 1939, ma investe precise
strutture territoriali da salvaguardare perché considerate a rischio e non
già solo alcuni beni di particolare bellezza.
Ai fini della pianificazione, le Regioni devono redigere entro 120 gior-
ni i Piani Paesaggistici Territoriali; allo Stato resta il potere di sostituirsi
agli inadempienti.
Il regime autorizzatorio è di competenza regionale, ma il Ministro dei
Beni Culturali ha la facoltà, in casi estremi, di annullare, motivandola, l’au-
torizzazione rilasciata dalla Regione; così come al cittadino al quale sia
stata negata la medesima, è data la possibilità di ricorrere al Ministro entro
30 giorni.
Con l’adozione del piano paesaggistico si vogliono ricomprendere tutti
i vincoli presenti sul territorio, adattandoli alle diverse situazioni di fatto,
graduando l’intensità del divieto al valore intrinseco del bene oggetto di
tutela e al grado di antropizzazione.
La tutela ambientale è intesa come azione emergente per valorizzare e
perpetuare un bene comune e sociale; il vincolo non è un mero divieto di
carattere fideistico, bensì uno strumento di promozione in un quadro stra-
tegico di più vasta portata.
Si pone in essere la filosofia della tutela attiva, del superamento della
contrapposizione ecologia-economia, nel convincimento che i processi di
sviluppo devono considerare i beni naturali come particolari beni econo-
mici, perché disponibili in quantità limitata e quindi da usare con ocula-
tezza.
È dunque un’azione di tutela finalizzata a conciliare le attività antropi-
che con i valori ambientali, nella consapevolezza che l’uomo “faber” ha
modificato, nel corso della storia, l’ambiente in cui esso stesso vive e del
quale è il primo consumatore e predatore.
La tutela del territorio e l’abusivismo edilizio
Secondo uno studio del CRESME, fatto sulla base di dati ISTAT e
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dell’ENEL, nel 2002 in Italia sono stati realizzati 30.821 edifici abusivi, con
un aumento del 9% rispetto all’anno precedente, ossia 2.544 case in più.
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