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DA’ISH TRA PROPAGANDA E GUERRA DI INFORMAZIONE.
UN’ANALISI DELLE STRATEGIE COMUNICATIVE DEI TERRORISMI NEL XXI SECOLO

solo fine, evidentemente, di testimoniare la presenza del sedicente Stato a fianco
della popolazione. Questa rimodulazione delle strategie risulta peraltro perfetta-
mente coerente con i contenuti di una forma più avanzata di propaganda ove, a
fianco dei documenti celebrativi, proposti - come si vedrà in seguito - attraverso
il periodico Islamic State news, i Mujatweets, o i reportage di John Cantlie, trova
un nuovo spazio anche l’analisi critica del tedesco Todenhoefer, il cui giornali-
smo diventa l’emblema di questa politica della trasparenza voluta dal Califfato.

      Il messaggio da trasmettere ad una pluralità di media si prefigge quindi di
riconfigurare l’immagine stereotipata del popolo del Califfato che, per compat-
tare le proprie fila, ha bisogno di identificare come nemico il diverso da sé, ma nel
fare ciò erge anche una barriera invalicabile alle relazioni che necessariamente
uno Stato dovrebbe avere con l’altro da sé.

      Attualmente, dall’Iraq, dalla Siria, dallo Yemen e dall’Africa centrale e set-
tentrionale, sono una quarantina le emittenti locali che inviano il materiale rac-
colto alle quattro principali case produttrici di Dā‘ish per la successiva rielabo-
razione. Se dalle porte di Sirte, in libia trasmette Tawhid, una televisione satel-
litare decentrata che riprende nel nome l’unicità divina, uno dei principi centrali
dell’ideologia wahhabita, altrettanto significativo appare il caso somalo ove il
gruppo jihadista Harakat al-Shabaab ha da sempre dimostrato una estrema atten-
zione alla comunicazione, avvalendosi della professionalità specialistica dei gio-
vani combattenti di origine europea e nordamericana reclutati nelle proprie fila,
per rivestire un ruolo fondamentale nella strategia mediatica del gruppo. Tra il
2007 ed il 2008, in Iraq iniziò ad evolversi un sistema più avanzato di narrativa
qaedista, mentre in Somalia il racconto del jihad era ancora declinato su modelli
tecnicamente rozzi, vivificati solo sporadicamente da riprese amatoriali realiz-
zate nel cuore di qualche conflitto militare.

      Con l’adesione ad al-Qaeda, il 20 settembre 2009, e la dichiarazione di
fedeltà a Bin laden da parte del leader Mukhtar Abu al-zubayr avvenne anche
un ribaltamento sul piano della comunicazione e lo sviluppo dell’azione media-
tica di Harakat al-Shabaab fece un salto di qualità con la diffusione di un filmato
di notevole pregio tecnico dal titolo “Labbayk Ya Usama”(112).

(112) - Cfr. /www.archive.org/download/labayk-ya-osamah/meduim-quality.ram. Il filmato è
        stato elimintao anche da YouTube.

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