Page 90 - Rassegna 3-2016
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IL TERRORISMO NELLO SCENARIO MONDIALE

      per questa ragione il nemico esiste e deve continuare ad esistere, essendo
funzionale al consolidamento della struttura pseudo-statale ed al rafforzamento
del mito, oltre ad implementare quella solidarietà interna che è accresciuta espo-
nenzialmente dalla sindrome dell’accerchiamento di chi ormai si considera l’ul-
timo baluardo della purezza ortodossa.

      Dietro alla violenza inaudita espressa da Dā‘ish contro musulmani e non,
all’aura di sacralità che ne avvolge le gesta epiche grazie alla costante manipola-
zione dell’informazione, alla capacità di spacciare le alterne vicende belliche
come una trionfante avanzata simbolo di inarrestabilità e inevitabilità del desti-
no, al rifiuto di ogni compromesso come prova di purezza ed inflessibilità, si
cela maldestramente una spietata e smisurata bramosia espansionistica da cui
discende la necessità di individuare i nemici e di combatterli ovunque essi siano
localizzati, in quanto ostacolo alla realizzazione del progetto utopico.

      Rispetto ad al-Qaeda, la strategia militare del Califfato ha attuato tuttavia
una sorta di capovolgimento delle priorità, rappresentate almeno in una prima
fase dal nemico vicino; questa inversione di tendenza, che non ha mai escluso
comunque l’aggressione del nemico lontano, potrebbe essere stata alla base
anche della iniziale sottovalutazione occidentale della presenza del gruppo ter-
roristico nella guerra civile siriana, soprattutto in considerazione del solo relati-
vo interesse geopolitico rivestito.

      Sennonché, per i rapporti di forza esistenti, la guerra esterna contro i cro-
ciati e l’occidente è ripresa necessariamente attraverso il terrorismo in franchi-
sing, sui circuiti dello spontaneismo alimentati nella seconda fase qaedista, pena-
lizzando quegli attori statuali internazionali che si sono opposti militarmente
all’avanzata del Califfato in Medio oriente.

      esiste poi un fronte mediorientale rappresentato dalle minoranze etnico-
religiose e dagli Stati che, come l’egitto e l’Arabia Saudita, hanno perduto la
retta via, o allontanandosi dall’Islam o alleandosi con il nemico lontano; inter-
namente all’Islam, il nemico vicino è poi rappresentato dagli sciiti tradizional-
mente accusati di eterodossia, ma anche da quei movimenti islamisti radicali
come i fratelli Musulmani che, nonostante i comuni riferimenti dottrinali, non
hanno semplicemente riconosciuto la supremazia del Califfato, divenendo in
alcune regioni territoriali ove risultano particolarmente influenti, di fatto, dei

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