Page 82 - Rassegna 3-2016
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IL TERRORISMO NELLO SCENARIO MONDIALE
le differenze etniche, fanno leva sul desiderio di riscattare un Islam corrotto e
compromesso dalle influenze occidentali, in attesa di una resa dei conti finale,
nella mitica città di Dabiq. perché Dā‘ish, oltre ad essere già sovranazionale al
momento stesso della autoproclamazione del Califfato, è un preciso progetto
politico che va ben oltre la cancellazione dei confini creati al termine del primo
conflitto mondiale e mira ad espandersi secondo le linee di azione descritte.
Su questa direttrice, fedele al simbolismo che già traspirava dal sistema di
governo del primissimo Islam, Dā‘ish compie un’operazione di naming estrema-
mente sofisticata, adottando il termine Califfato per escludere ogni ambiguità sia
sulle proprie origini sia sul proprio divenire, oltre che per sottolineare l’autenti-
co risveglio della più antica tradizione nel segno di una osservante ortodossia
religiosa: un percorso che riprende quello iniziato alla morte di Muhammad,
proseguendolo eroicamente allo scopo di custodire l’unità della Umma e la sua
fedeltà agli insegnamenti di Allah. per indicare che questo pseudo-Stato rappre-
senta il ritorno ai valori fondanti dell’Islam, la scelta del nome propone quindi
un’immagine ben definita che racchiude al tempo stesso in sé una storia ed un
destino. Come infatti accade nel linguaggio commerciale, è spesso proprio il
nome a costruire la storia di un prodotto; nel caso, il naming ha lo scopo di
orientare l’identità e l’immagine di Dā‘ish verso i bisogni, le esigenze e le richie-
ste della comunità islamica, interpretandone e traducendone le aspettative
mediante la produzione di simboli iconici e linguistici di riferimento.
vale a dire che, alla scelta del nome, subentra l’esigenza di esprimerlo gra-
ficamente ed immaginificamente, individuando un logo che permetta l’imme-
diato riconoscimento del brand: l’ossessivo stendardo nero sventolato da ogni
gruppo o cellula affiliata, utilizzato dalle milizie del Califfato, issato sui monu-
menti ed i palazzi delle città conquistate, raffigurato nei video seriali(88) anche per
anticipare future conquiste o minacciare di attacco nuovi obiettivi(89), impresso
sulle copertine delle riviste della propaganda ed ormai in vendita on line a qual-
che decina di euro.
(88) - nel richiamato video di Dā’ish, intitolato La fine di Sykes-Picot, il cileno-norvegese Abu
Safiyya issa il vessillo nero del Califfato sul pilone da cui sventolavano le bandiere degli eser-
citi messi in fuga.
(89) - la copertina del quarto numero di Dabiq, intitolato La crociata fallita, riprende grazie ad un
fotomontaggio l’obelisco di piazza San pietro a Roma con la bandiera nera del Califfato.
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