Page 74 - Rassegna 3-2016
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IL TERRORISMO NELLO SCENARIO MONDIALE

Dā‘ish con Dabiq, fondamentale strumento della propaganda: a fattor comune - ed
a prescindere dalla qualità redazionale della prima, soccombente rispetto all’altra -
l’obbligo di realizzare il jihad da parte di tutti i musulmani per sottrarsi all’ipocrisia
di una fede non praticata, in un mondo diviso, secondo la visione salafita, tra Dar
al-Harb (casa della guerra) e Dar al-Islam (casa dell’Islam), ove l’occidente e gli Stati
Uniti in particolare, unitamente ai rispettivi alleati, sono ostili all’Islam.

      la strategia comunicativa adottata dall’organizzazione di Bin laden impo-
neva un’immagine capace di catalizzare parte dell’opinione pubblica soprattutto
per la sua connotazione guerriera, assolutista ed intollerante. Questa struttura
di combattenti specializzati e professionisti della guerriglia si rispecchiava anche
negli ambiti messi a fuoco dalla richiamata rivista Inspire: la permanente militan-
za; la promozione dei c.d. lone wolf per l’esecuzione di atti terroristici da parte di
jihadisti non formalmente appartenenti ad al-Qaeda e spesso non adeguatamen-
te addestrati; la celebrazione del martirio; la valorizzazione delle operazioni con-
dotte con successo. Come si dirà in seguito, particolare attenzione veniva poi
dedicata alla realizzazione di semplici manuali del fai da te, ove al potenziale jiha-
dista veniva fornito un addestramento spicciolo circa le modalità di confeziona-
mento artigianale di ordigni esplosivi o di assemblaggio ed utilizzo di armi.

      Ma al-Qaeda inaugurava soprattutto “un nuovo tipo di guerra” che mirava a
“conquistare progressivamente le immagini mentali delle popolazioni”(75).

      nonostante l’effetto devastante ottenuto con l’attacco dell’11 settembre,
rispetto al numero eclatante di vittime, l’organizzazione di Bin laden ha sempre
privilegiato lo scopo di “incrinare profondamente il nostro sistema di rappresentazione
simbolica” decidendo di “combattere la sua guerra nel settore più strategico di tutti, quello
dell’Immaginario”(76).

      l’attacco al World Trade Center costituisce l’apice di questa strategia comu-
nicativa perversa, ma segna tuttavia anche l’afflosciamento progressivo della
sua capacità di “insediarsi nell’immaginario globale con altrettanta spettacolarità”, sino a
venire soppiantato sul piano militare ed iconografico da Dā‘ish(77).

(75) - Cfr. paul vIRIlIo, Il terrorismo mediatico e l’umanità in pericolo in Vita e pensiero, n. 6, 2004.
(76) - Cfr. Christian UvA in Il terrore corre sul video. Estetica della violenza dalle Br ad al-Qaeda, 2008.
(77) - Cfr. elisabetta SAnToRI, (ICSA) Horrorismo. Videoestetica del terrore nel Califfato islamico, in

       laicità o barbarie, Micromega, 4/2015.

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